Assemblea Confindustria: "Infrastrutture adeguate porterebbero 5300 posti di lavoro"

Così Messeri, presidente Confindustria Firenze, ha aperto i lavori dell'assemblea annuale dove è intervenuto anche il governatore Rossi: "C'è una priorità assoluta, l'aeroporto"

Assemblea Confindustria Firenze, nella foto il presidente Messeri (Cabras/NewPressPhoto)

Assemblea Confindustria Firenze, nella foto il presidente Messeri (Cabras/NewPressPhoto)

Firenze, 7 luglio 2016 - Si è aperta questa mattina l’assemblea annuale di Confindustria Firenze. E' presente il presidente Vincenzo Boccia insieme a Massimo Messeri, presidente Confindustria Firenze che ha aperto i lavori: «Se le nostre infrastrutture fossero ai livelli in cui ormai dovrebbero essere, porterebbero un +1% strutturale di Pil e 5.300 nuovi posti di lavoro» ha detto Messeri.

Alta velocità ferroviaria, nuova pista dell'aeroporto, terza corsia dell'A11, tramvie e restyling del Polo fieristico-congressuale per Messeri produrrebbero un effetto positivo pari a 270 milioni di euro all'anno. Già ora, ha ricordato il presidente degli industriali fiorentini, «siamo la sesta economia italiana», con «una crescita dell'export tripla rispetto alla media nazionale», e un peso dell'industria sull'economia fiorentina pari al 20,9%.

Tuttavia, ha rilevato Messeri, «abbiamo una frammentazione industriale molto elevata per competere sui mercati internazionali: il 99,4% delle imprese fiorentine hanno meno di 50 dipendenti; le medie sono soltanto lo 0,5%; le grandi lo 0,1%. Salvo casi specifici, la dimensione delle nostre aziende è un freno per la crescita».

«C'è una priorità assoluta: aeroporto, aeroporto, aeroporto». Lo ha detto Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, a proposito delle grandi opere infrastrutturali da realizzare, parlando a margine dell'assemblea annuale di Confindustria Firenze. Sulla Tav, Rossi ha ricordato che «noi abbiamo un incontro presto a Roma: io sono per discutere tutto. Il ministro Delrio ha senz'altro ragione, si può ridiscutere di opere di vent'anni fa; al che, aggiungo io sommessamente, non ci si metta altri vent'anni, perché 'di vent'anni in vent'anni sul lungo periodò, diceva Keynes, 'siamo tutti mortì. Noi vogliamo vivere e vedere qualcosa».

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