Dini e una certa idea d’Italia. Così la politica lascia il segno / FOTO

Elogio alla sua squadra di governo. Oggi? Lode per la Boschi

Lamberto Dini e Marisa Monti Riffeser

Lamberto Dini e Marisa Monti Riffeser

Firenze, 26 novembre 2015 -  «UN consiglio a Renzi, legga questo libro e non lo prenda come una critica, ci sono invece una serie di stimoli a fare sempre meglio». Lo dice Lamberto Dini, ex premier, ex ministro del tesoro, ex governatore della Banca d’Italia, una vita al servizio delle istituzioni. Dini ha presentato ieri nell’auditorium de La Nazione il suo ultimo libro (guarda qui le foto), scritto a quattro mani con Luigi Tivelli: «Una certa idea dell’Italia. Cinquant’anni tra scena e retroscena della politica e dell’economia» (Guerini e Associati). Al suo fianco il coautore Luigi Tivelli, l’editore Paolo Panerai, il professor Cosimo Ceccuti e il politologo Stefano Passigli. A moderare il dibattito il direttore de La Nazione Pierfrancesco De Robertis. Ceccuti ha ripercorso il filo rosso dei premier fiorentini da Spadolini a Dini fino a Renzi. «Di una certa idea dell’Italia – ha spiegato – parlava sempre Spadolini col quale Dini ha condiviso l’alto senso delle istituzioni». Molto più severo il giudizio di Tivelli. «In questo Paese il dilettantismo si va diffondendo a tutti i livelli. I politici sono sui social e troppo spesso hanno smesso di studiare preferendo applicare un devastante populismo che spesso cancella la storia di questo Paese». L’allarme più forte arriva da Stefano Passigli e riguarda la riforma costituzionale e la legge elettorale. «Dini mette bene il dito nella piaga – spiega – si tratta di due testi che presi separatamente possono essere condivisibili, ma l’Italicum crea una maggioranza molto forte nell’unica camera politica che sarà fatta di nominati e come tali legati al governo. Mancheranno quindi i contrappesi democratici».

A Lamberto Dini il compito di concludere la serata, prima di tutto ringraziando dell’invito per la prima presentazione fiorentina del suo libro sia il presidente della Poligrafici editoriale, Marisa Monti Riffeser che l’amministratore delegato Andrea Riffeser Monti. Poi il fuoco di fila delle risposte con parecchi strali per Renzi. «Il mio governo – ha detto – è stato riconosciuto come il più economo che ci sia mai stato a Palazzo Chigi, nessun altro ha tagliato la spesa nello stesso modo. Lavoravo con molti ministri non parlamentari, un’ottima squadra. Guadagnavano a metà anni ’90 due milioni di vecchie lire, cioè i mille euro di oggi». Poi i ‘rimproveri’ a Renzi: «La sua legge di stabilità non taglia la spesa pubblica e questo è l’unico modo per far ripartire l’economia italiana». E ancora «dovrebbe governare pensando meno al consenso elettorale». Infine: «Cambia l’assetto istituzionale come se a Palazzo Chigi ci fossero sempre lui e il Pd. In questo dimostra scarso senso del rispetto per le istituzioni dello Stato». Poi, a sorpresa, una promozione a pieni voti. Quella per Maria Elena Boschi, il ministro dei rapporti con il Parlamento.

Pa.Fi.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro