"Difendere la Firenze della moda"

Stefano Ricci su Pitti Uomo: "Temo che qualcosa nell’aria stia cambiando"

Stefano Ricci

Stefano Ricci

 

Firenze, 15 novembre 2015 - I Grandi, i potenti del mondo indossano i suoi abiti rigorosamente fatti in Italia. Ma vestire il Papa resta un’emozione particolare, indimenticabile anche per uno stilista come Stefano Ricci, che ha realizzato – grazie alle mani d’oro delle donne che lavorano nell’Antico setificio fiorentino in San Frediano – la casula di seta bianca (Damasco Doria) indossata da Francesco alla messa allo stadio Franchi.

«E’ stato un privilegio poterla realizzare. E’ frutto di un’idea del cardinale Betori. Ce l’abbiamo messa tutta, siamo orgogliosi. E ringrazio il Papa della visita a Firenze: un’immensa emozione, ce la porteremo dentro per sempre».

Firenze ha accolto il Papa, gli 80 sindaci dal mondo, Merkel, Netanyahu, ora arriverà Mattarella, quindi il vertice Nato. Firenze sempre più in sella al mondo...

«Quando vado in giro nel mondo per lavoro e parlo di Firenze avverto l’emozione delle persone. E’ come se Firenze appartenesse anche a loro. E’ qualcosa di gratificante. Poi, è chiaro che il merito di questo rinnovato palcoscenico è anche del premier Renzi. Ringraziamolo».

Con il suo lavoro, il suo marchio, contribuisce a portare alto nel mondo il nome di Firenze...

«Io voglio bene a questa città. Per me è tutto. Se ho successo è anche o soprattutto grazie a Firenze. Non finirò mai di sdebitarmi con Firenze».

Per Firenze ci mette cuore e anche denari. Ma non tutti fanno così. I nostri imprenditori potrebbero sforzarsi di più?

«Non mi piace parlare degli altri. Dico solo, per l’amore che ho verso questa città, che forse meriterebbe più attenzione».

Lei ha guidato il Centro di Firenze per la Moda Italiana. Le avevano chiesto a gran voce di restare, soprattutto da Roma, ma ha detto basta, passando la mano a Cavicchi.

«Tutto ha un ciclo. Io ci avevo messo troppo cuore, anima. Ho dato il massimo. Era giusto affidare il frutto di questo lavoro a chi è stato scelto dalle istituzioni. Cavicchi è giovane. Saprà combattere e valorizzare le manifestazioni della moda che sono l’Uomo, ma anche i Filati e il Bimbo, e difendere l’identità di Firenze come capitale dell’Uomo».

Un bilancio?

«Mi è servito tempo per capire come mai, per tanti anni, la moda non fosse stata tenuta nella dovuta considerazione a Firenze. Ho cercato di rimettere le cose a posto, sotto il cappello delle istituzioni. Certe operazioni di cambiamento portano vibrazioni negli equilibri, è chiaro. Ma bisogna andare avanti. Credo di aver fatto ormai 85 Pitti Uomo con la mia azienda... Diciamo che lo conosco un po’ e credo che per poterne parlare compiutamente bisogna essere presenti con i propri stand alla Fortezza. Oggi cuore e affezione hanno sempre meno peso. Conta di più il business. L’importante è lavorare per il ruolo internazionale che il mondo della moda riconosce a Firenze. Aggiungo un ringraziamento particolare per questi tre anni a Luca Lotti, per aver assicurato, come consigliere d’amministrazione, una costante attenzione alle attività del Centro Moda. E alla stampa fiorentina che ha saputo fare squadra attorno alle nostre attività».

Timori all’orizzonte?

«Mi auguro che il cuore e la testa di Pitti Uomo rimangano a Firenze e non emigrino. Ho la sensazione che qualcosa nell’aria e nella visione di qualcuno stia cambiando, in maniera non del tutto favorevole alla nostra città».

L’operazione rilancio Fortezza tramite la vendita della Loggia del Grano e della Borsa Merci. Che ne pensa?

«Liberarsi di ciò che non serve e utilizzarlo per costruire qualcosa di importante per la città è una scelta meravigliosa».

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