SCENE Le prove dell’opera barocca sul palco fiorentino
Firenze, 27 febbraio 2015 - E’ IL CAPOLAVORO riconosciuto di Henry Purcell, il compositore inglese vissuto tra il 1659 e il 1695. Dido and Aeneas, tratto dall’Eneide di Virgilio, è però meno conosciuto in Italia al di là dell’aria When Am I Laid in Earth, tra le più note del repertorio barocco. Il lavoro sarà rappresentato a partire da domenica prossima 1 marzo all’Opera di Firenze (ore 20,30 informazioni sui biglietti e le repliche www.operadifirenze.it) insieme al balletto Le jeune homme et la mort di Roland Petit, con Alessandra Ferri e Yonah Acosta.
Sul podio del Dido and Aeneas Stefano Montanari, specialista della musica barocca, mentre la regia è firmata da Marina Bianchi (la video intervista). «Ho scoperto che il nome Didone – spiega Marina Bianchi – significa furbizia. Quando lei sbarcò sulle coste il re locale le diede la possibilità di fondare la sua città utilizzando una pelle di mucca. Lei la tagliò in strisce sottilissime per farla più grande possibile. Una regina potente, vedova che rifiutava i pretendenti fino a quando non arrivò l’eroe troiano».
Quale soluzione ha trovato per evidenziare l’aria di Didone? «Il mare inghiotte il palazzo di Cartagine, con onde proiettate in scena. Lei non può sopportare l’onta di essere stata conquistata e abbandonata».
Il rapporto con la parte musicale? «Il maestro Montanari mi ha mostrato come il materiale barocco sia spesso grezzo, senza indicazioni a differenza di quelo ottocentesco. Adoro poi la commistione di generi con il canto, la danza e la parola. Ho aggiunto un testo bellissimo, le Lettere delle eroine di Ovidio i cui ha immaginato delle eroine dell’antichità che scrivono ai loro amanti».
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