Lo spray come una baionetta, ferita al cuore della memoria

Parco della Rimembranza, blitz con bombolette sugli alberi per i caduti

Degrado al Parco della Rimembranza (Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Degrado al Parco della Rimembranza (Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Firenze, 26 maggio 2015 - Parco della Rimembranza colpito al cuore. La ferita non è di una baionetta austriaca ma della solita bomboletta spray ignota. Il centenario della Grande Guerra non è sfuggito all’attacco dei vandali. A farne le spese il sacrario verde alle pendici della basilica di San Miniato a Monte che custodisce i 3mila, fra cipressi e lecci, finiti di piantare nel 1932 in ricordo dei caduti della Prima Guerra Mondiale. Un angolo della memoria, che oggi resta per pochi intimi e resiste (male) al tempo e all’oblio. Qui si trovano due gioielli di pietra e bronzo eretti in onore dei 650mila militari caduti e delle 600mila vittime civili con cui l’Italia pagò il suo debito di sangue al conflitto: un altare votivo e la statua del Fante realizzata dallo scultore Angiolo Vannetti nel 1926.

Il suo volto giovanissimo, disegnato dallo scultore livornese e realizzato dalla fonderia Biagioni, è un inno al coraggio: occhi sbarrati, mascella serrata, l’elmetto squarciato dal foro di un proiettile. In mano il Carcano, il fucile d’ordinanza con baionetta che ogni fante italiano portava con sé nelle cariche, spesso senza ritorno, ordinate dalla trincea. L’opera del Vannetti oggi è mutilata e deturpata. E con essa il ricordo di ogni caduto. A mancare all’appello sono la canna del fucile e la baionetta, strappati da ignoti mentre il busto e il podio dove posa la statua sono tatuati da scritte vergate con bombolette e pennarelli. Si tratta dell’ultimo dei numerosi attacchi subiti dal Milite. L’ultimo due anni fa quando il basamento di marmo era stata ricoperto da una maxi A cerchiata. Ai piedi del monumento la situazione non migliora. L’erba del parco è incolta e disseminata di cartacce e resti di pic-nic. Mentre la passeggiata lungo il sentiero centrale è ostacolata da l’eredità della tempesta di vento dello scorso 5 marzo: resti di ceppaie, tronchi tagliati e rami accatastati in attesa di essere rimossi.

Numerose le email di indignazione arrivate in redazione in occasione dei cento anni del radioso maggio. L’accusa: Palazzo Vecchio si è dimenticato di ricordare. «Vedo con stupore e disappunto – ci scrive un lettore – che il Comune, neanche nel giorno del centesimo anniversario dell’entrata in guerra, ha sentito il dovere di rimembrare, quello che chiede di rimembrare a chi passa di lì con una targa di monito». Dito puntato anche sull’assenza di una corona di fiori ai piedi del Fante. «Neanche un fiore e neanche un taglio dell’erba – commenta – che tristezza e che vergogna». Più di 80 anni fa fu proprio l’amministrazione di Firenze a scegliere lingua verde che abbraccia le mura del monastero di San Miniato e costeggia via di Giramonte, come luogo della memoria. La decisione arrivò con la nascita in tutta Italia dei centinaia di parchi «gemelli» fioriti dopo la circolare del 1922 firmata dall’allora sottosegretario all’Istruzione, l’aretino Dario Lupi che invitava i Comuni a «un’iniziativa nobilissima e pietosa – si legge nella circolare – quella di creare in ogni città, in ogni paese, in ogni borgata, la Strada o il Parco della Rimembranza: per ogni caduto nel conflitto dovrà essere piantato un albero».

Claudio Capanni

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