Dario Cecchini senza confini: il macellaio poeta fonda gli Stati Uniti della carne

Viaggio in Sudamerica per il noto rappresentante nel mondo della "ciccia" di qualità. Parte un nuovo progetto con altri quattro artigiani per diffondere sempre di più la passione per un mestiere senza tempo

Cecchini in Brasile durante il discorso di fondazione degli Stati Uniti della carne

Cecchini in Brasile durante il discorso di fondazione degli Stati Uniti della carne

Panzano in Chianti (Firenze), 25 novembre 2015 - Dario Cecchini, il macellaio poeta, in questi giorni è in Brasile. E proprio da lì, con quattro colleghi sudamericani, ha dato ufficialmente vita a “Los Estados Unidos de la Carne”.

“Sono tanti anni che giro il mondo per spiegare l'ispirazione del mio lavoro, il concetto del macellaio artigiano, che parte dal benessere dell'animale. Nelle tante cose che ho fatto all'estero, dai festival del macellaio, alle lezioni pubbliche (l'ultima pochi giorni fa a Berlino, nel vecchio mercato della città che ha riaperto con una serie di artigiani giovani, con l'intento di rilanciare il lavoro artigiano nel cibo), ho spiegato che il cibo-carne è l'anello più delicato della catena alimentare è quello su cui bisogna porre più attenzione. Purtroppo è innegabile che l'industria allevi in malo modo, uccida in malo modo, senza l'etica che invece appartiene al macellaio artigiano”.

“Los Estados Unidos de la Carne” - prosegue Cecchini - è un progetto sudamericano. Due mesi fa sono andato in Perù, esattamente a Lima, per la grande festa del cibo. A quell'evento hanno preso parte anche quattro macellai, di una generazione successiva alla mia, che hanno partecipato appositamente per festeggiare il mio 60esimo compleanno e cucinare per me perché, per loro, sono stato fonte di ispirazione”.

I macellai de “Los Estados Unidos de la Carne”, sono cinque, di cinque differenti nazioni; “cinque “come le dita di una mano – fa notare Cecchini – che chiuse diventano energia, un pugno, una forza”.

Insieme a Cecchini, Ariel viene dall'Argentina, Diego dall'Uruguay, Renzo dal Perù, Jefferson da San Paolo del Brasile. Quello brasiliano è il secondo appuntamento che si sono dati per incontrarsi e scambiarsi idee ed esperienze.

“Il pretesto – spiega Cecchini – è stata l'apertura del nuovo ristorante di Jefferson “La Casa do Porco”. Tutti noi rappresentiamo infatti l'evoluzione del lavoro del macellaio: non chef, non cuochi ma macellai che cucinano”.

L'obiettivo del progetto è ben chiaro. “Cerchiamo di dare una voce al nostro lavoro – conclude Cecchini – per poter essere uno stimolo per le generazioni future, chiamate a portare avanti questa professione. E lo facciamo difendendo la nostra tradizione, le nostre ricette, il nostro modo di lavorare. Insomma il nostro infatti non è un progetto commerciale ma culturale, alla cui base c'è la passione per il lavoro del macellaio”. Gli Stati Uniti della Carne, contengono una promessa insita: “Seppur a distanza siamo un gruppo”.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro