Il Maestro Zeffirelli e il suo sogno. La prima visita al museo a porte chiuse

L’emozione del grande artista: "Davvero ho fatto tutto questo?"

Franco Zeffirelli in piazza San Firenze (foto Umberto Visintini/New Pressphoto)

Franco Zeffirelli in piazza San Firenze (foto Umberto Visintini/New Pressphoto)

Firenze, 29 settembre 2017 - Le parole non servono, adesso che tutto è compiuto. E che questo enorme spazio di quasi quattromila metri quadrati nel cuore di Firenze è diventato la succursale della sua vita. Martedì per la prima volta il Maestro Franco Zeffirelli ha potuto abbracciare il suo sogno di veder realizzato il museo che porta il suo nome.

E’ arrivato in incognito, una visita lampo a porte chiuse, per poter toccare con mano quello che negli ultimi anni è stato la sua idea fissa. Aveva voluto evitare la folla dell’anteprima nazionale, l’incontro con personaggi spesso da lui stesso resi celebri, per assaporare questo momento magico quasi da solo. Coi suoi figli, innanzi tutto, Pippo e Luciano; coi suoi stretti collaboratori, con pochissimi amci di una vita.

L’enorme portone dell’ex tribunale si è spalancato e lo ha accolto in una specie di abbraccio: il Maestro Franco Zeffirelli si è trovato davanti tutto quello che aveva pensato e per cui aveva pure lottato. "Ma quante cose ci sono?", ha chiesto sorridendo. Facendo quasi finta di non essere lui l’autore di decine, di centinaia di bozzetti di opere celebri. Di non essere stato lui a inventare costumi straordinari realizzati dal suo amico Piero Tosi, e di non essere lui il regista tra i più famosi del mondo per il quale gli artisti più richiesti facevano la fila per lavorare. Bisognerebbe dire grazie a Zeffirelli per la sua lungimiranza: con questa Fondazione è nato anche un nuovo asse museale. Vicino a San Firenze, in Piazza Signoria, c’è il museo Gucci, più in là il museo Ferragamo: cioè tutta la cultura legata all’ eccellenza fiorentina. E poco più in là Palazzo Strozzi.

Un circuito nuovo innovativo, che nasce dall’intuito dell’ultimo epigono dei grandi del Rinascimento. "Vorrei che questo museo – spiega il Maestro attentissimo ai particolari, e frattempo fa spostare cose e raddrizzare angoli – sia un porto di arrivo di tutte le arti, destinato a chi vuole andare verso la carriera artistica. Quel che voglio dal profondo del mio cuore è che i giovani passino di qui e trovino la loro strada".

Sopraffatto dalla quantità di oggetti, ma felice, molto felice finalmente. "Dopo tanti anni, realizzo il sogno di affidare alla mia città il mio patrimonio artistico – dice ancora con ritrovata energia –. Io vedo già i futuri artisti e i futuri artigiani dello spettacolo".

Grande è la suggestività degli allestimenti, che riordinano e danno conto di quasi 70 anni di carriera; l’immenso patrimonio costituito dai suoi bozzetti, vere e proprie opere d’arte che immortalano le sue idee prima della realizzazione di film o di messinscene teatrali e operistiche. Anche i costumi esposti, immaginati da lui perfino nei sontuosi ricami, sono qui. "Sono felice", sussurra. Io riporto quello che dice, poi lo leggo ad alta voce: davanti a lui è un esercizio appagante.

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