Ai Weiwei a Firenze: "La mia prima grande mostra in Italia, felice e orgoglioso" / FOTO

"Chi cerca la libertà a sprezzo della vita merita il nostro assoluto rispetto", l'intervista all'artista cinese che con i 22 gommoni appesi a Palazzo Strozzi ha sucitato polemica in città

L'artista Ai Weiwei con la sua opera alle spalle (Moggi/NewPressPhoto)

L'artista Ai Weiwei con la sua opera alle spalle (Moggi/NewPressPhoto)

Firenze, 21 settembre 2016 - «I profughi sono veri e propri eroi dei nostri tempi: chi cerca la libertà a sprezzo della vita merita il nostro assoluto rispetto. Sono chiamati in tanti modi. Io li considero e li chiamo tutti “miei fratelli”».

Chi volesse il senso di quei ventidue gommoni appesi alle bifore quattrocentesche di Palazzo Strozzi, lo trova in questa sintesi di colui che ce li ha messi: Ai Weiwei. Il ribelle, l’irriverente e dissacratore artista cinese parla volentieri delle sue opere, a cominciare da quel suo “Reframe” sulla facciata del palazzo rinascimentale, che tanto hanno fatto gridare allo scandalo.

Fino al 22 gennaio Firenze ospita la più grande retrospettiva – trent’anni di carriera – che l’Italia abbia fino ad ora dedicato al celebre artista dissidente. Una mostra – a cura di Arturo Galansino – che dalla facciata si estende nel cortile rinascimentale, nel sottosuolo e ai piani alti, per un unico grande viaggio nell’immaginario politico ed estetico di Ai Weiwei. Attualmente le sue opere sono esposte anche a Berlino, Londra, Amsterdam, Vienna.

Perché anche l’Italia e Firenze? «Perché Firenze è una città grandiosa, con una fortissima tradizione artistica e culturale. E poi perché mio padre mi parlava sempre di Firenze e della sua cultura. Volevo una testimonianza tangibile dei suoi racconti. Sì, questa è la mia prima grande esposizione in Italia. E solo felice e orgoglioso di questa scelta...»

Perché? «L’Italia è un paese molto forte, e molto ben disposto verso i profughi. In tutta onestà va detto che non li ha mai respinti ed ha sempre avuto un atteggiamento di accoglienza, ben diverso da quando hanno fatto altre nazioni e altri contesti europei. Stiamo vivendo tempi molto, molto difficili. E il problema dei migranti investe tutti e tutti dobbiamo essere coinvolti in questa azione sociale. E’ importante quindi che anche gli artisti abbiano voce in capitolo. E visto che nei confronti dei profughi l’Italia ha preso una posizione che tiene conto dell’aspetto umano, credo che possa aiutare a dare voce e comprensione anche alla mia opera».

La sua mostra fiorentina di intitola “Ai Weiwei libero”. In che senso? «La parola libero rimanda alla mia attività e al mio percorso di vita, alla mia lotta per la libertà contro ogni tipo di oppressione».

Se le aspettava le polemiche per i gommoni affissi alla facciata di Palazzo Strozzi? «Le critiche vanno comunque bene, servono per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi di oggi. Dobbiamo tener presente che l’artista con le sue opere riflette sempre il mondo in cui crede. Lo so che Firenze è la città del Rinascimento, ma volevo lasciare un segno da aggiunge alla città storica, per dire che questa è anche una città contemporanea. Del resto anche Leonardo da Vinci era un pioniere, come lo sono io per certi aspetti».

Lei è un grande utilizzatore dei social network. «Sì, credo che siano un grande strumento di democrazia, perché possono essere utilizzati da tutti, indipendentemente dai ceti sociali. E poi sono senza confini, diffondono conoscenza, consentono di condividere e di interagire».

Fra le opere in mostra ci sono quattro ritratti realizzati a mattoncini di altrettanti dissidenti del passato: Dante, Savonarola Filippo Strozzi e Galileo. Che significano? «Sono molto affascinato dalle figure del passato, specialmente da quelle che rappresentano persone che sono andate controcorrente. Che sono stati dei ribelli come Galilei, che ha sempre cercato la verità assoluta. Già altre volte ho realizzato ritratti simili, come ad esempio i 176 personaggi imprigionati perché hanno espresso liberamente la loro opinione».

Lei afferma: tutto è l’arte, tutto è politica. E quindi? «La situazione politica nel mondo è molto confusa e incerta, ma quello che c’è di sicuro è che bisogna cambiare. Vediamo tutti i giorni dai giornali e dalle tv dei tanti conflitti in varie parti del mondo. Ma non ci sono solo quelli fra le nazioni. Molti conflitti sono nei nostri cuori. Quindi ci dobbiamo chiedere cosa dobbiamo difendere, quali sono i valori che dobbiamo proteggere. E’ chiaro che questo chiede sforzo. E l’arte può aiutare».

Anche a riflettere sui profughi? «Certo. Ho conosciuto personalmente molti profughi, ho visitato campi di rifugiati in varie parti del mondo: Siria, Turchia, Giordania...Ho filmato questi esodi di massa, ho parlato con medici, politici e anche con chi si occupa di dare degna sepoltura a queste persone. Quello che io sento è un profondo rispetto per chi cerca ad ogni costo la libertà. Devono esser considerati, e per me lo sono, veri e propri eroi dei nostri tempi, perché lasciano la loro terra, mettendo a repentaglio la vita dei loro stessi figli, in cerca della libertà. La mia opera non fa che confermare il rispetto che provo per loro, che io amo al di là di tutti i nomi con i quali vengono definiti. Io li chiamo “miei fratelli”».

Eppure i fenomeni migratori mettono paura. «La domanda è perché avere paura? Paura di cosa? Perché abbiamo questa sensazioni e questo sentimento? I flussi migratori sono sempre esistiti. Pensiamo all’America: la famiglia dello stesso presidente Obama ha origini africane. Per quanto riguarda Donald Trump, poi, pensando a quello che va dicendo, mi chiedo se davvero i suoi antenati sono davvero al cento per cento nativi americani... Quello che so di sicuro, è che dobbiamo difendere l’essere umano, ossia l’umanità, questo sì».

Del resto, come recita un suo manifesto in mostra, «il mondo è una sfera, non c’è Est o Ovest». La mostra è promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi con il sostegno di Comune di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partner Palazzo Strozzi e Regione Toscana, e col contributo di Banca CE Firenze/Intesa San paolo e alla collaborazione con Galleria Continua, San Fiamignano/Bering/Le Dumoulin/Habana. Catalogo Giunti.

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