Firenze, 19 giugno 2014 - A quarant’anni dall’ultimo restauro, chiazze bianche e distaccamenti della superficie pittorica stavano mettendo a rischio uno dei capolavori del convento di San Marco: la Crocifissione del Beato Angelico nella Sala Capitolare.


Per questo è stato necessario un rapido intervento di riconsolidamento dell’affresco, finanziato in gran parte dai Friends of Florence.

«Contribuire alla conservazione di un’opera così importante è per noi un grande onore — ha detto Simonetta Brandolini d’Adda, presidente della fondazione non profit —. Siamo rimasti affascinati dalla modernità del Beato Angelico che descrive ogni singola figura con una dovizia di particolari incredibile. L’artista realizza veri e propri ritratti dei personaggi ai quali attribuisce non solo gesti, ma anche una profondità espressiva di grande rilevanza. Moltissimi dei nostri donatori si sono appassionati a quest’opera anche perché l’affresco celebra l’armonia fra gli ordini religiosi e l’equilibrio dello spirito, un tema questo di grande attualità in un’epoca come la nostra».

Dipinto dal Beato Angelico tra il 1441 e il 1442, l’affresco è stato restaurato da Giacomo Dini di Dini Restauri, dopo una campagna diagnostica tra il 2011 e il 2012, a cura della soprintendenza del Polo Museale. L’intervento, nel suo complesso, è stato diretto da Magnolia Scudieri, con il coordinamento scientifico di Mauro Matteini.

«Restaurare un’opera già restaurata, specialmente da un maestro del restauro come Dino Dini – ha spiegato il soprintendente Cristina Acidini —, è operazione delicata e complessa. Per questo sono grata a tutti i protagonisti di questo intervento, poiché, anche grazie al sostegno dei Friends of Florence, hanno reso possibile un ritorno della Crocifissione dell’Angelico a condizioni di piena sicurezza conservativa e di stupefacente godibilità estetica».

La direttrice del museo di San Marco Magnolia Scudieri ha ricordato che questo affresco fu restauro nel 1967, quando si presentava fortemente degradato, col fondo completamente ridipinto e la superficie attaccata da sali e muffe: «Fu sperimentato un nuovo metodo di intervento — ha aggiunto —, detto dell’ammonio-bario, frutto della ricerca, dello studio e della collaborazione del restauratore Dino Dini e di Enzo Ferroni, illustre docente di Chimica presso l’Università di Firenze, due personaggi straordinari che hanno lasciato un segno indelebile nell’evoluzione del restauro».

Olga Mugnaini