Firenze, 29 aprile 2014 -  Tutto è iniziato dallo sguardo di Monna Lisa. “Negli occhi della Gioconda vidi una S e una L, le iniziali di Lisa,  Leonardo e Salai, il secondo modello ”.

Quando Silvano Vinceti parla della sua ricerca sembra di leggere un libro di Dan Brown. “Ma in questo caso – dice lui – si tratta di ricerca, non di fiction”. Dal 2011 Vinceti ha aperto una sorta di cold case dell’arte con un obiettivo: ritrovare le spoglie mortali di Monna Lisa per ricostruirne poi il volto e confrontarlo con quello della celeberrima Gioconda dipinta da Leonardo da Vinci. Dopo tanti passaggi, iniziati con gli scavi di Sant’Orsola, oggi è venuto il momento di ritornare a Santissima Annunziata nella tomba della famiglia del Giocondo, il marito di Lisa Gherardini, per prelevare i resti e realizzare così l’ultimo confronto, la prova finale del Dna.

 

Degli otto scheletri rinvenuti negli scavi di Sant’Orsola a Firenze tre anni fa, solo uno è stato ritenuto compatibile con l’età in cui è morta Lisa Gherardini, perché  il pessimo stato di conservazione ne ha impedito l’esame del carbonio. Nell’arco di quattro mesi, incrociando i risultati del Dna dello scheletro con quelli relativi ai resti della famiglia del Giocondo, rinvenuti lo scorso agosto nella cappella dei Martiri in Santissima Annunziata, si potrà sapere se il corpo è quello della famosa Monna Lisa. Tra le ipotesi non escluse dalla ricerca, c’è anche la possibilità che le spoglie di Lisa possano trovarsi nella cappella dei Martiri insieme a figli e marito.

 

La ricerca è stata portata avanti dal Comitato Nazionale per la valorizzazione dei beni storici culturali e ambientali, diretto da Silvano Vinceti, con la collaborazione di numerose università italiane e straniere. In attesa di  capire se lo scheletro ritrovato a Sant’Orsola sia quello della Gherardini, morta nel 1542 all’età di 63 anni, percorriamo a ritroso l’incipit della ricerca. Nel 2007 viene ritrovato un libro in una biblioteca universitaria tedesca con uno scritto autografo di Agostino Vespucci, autenticato dalla perizia di Carlo Pedretti, massimo esperto di Leonardo. Si parla della Battaglia di Anghiari, il celebre dipinto ‘scomparso’ di Leonardo. Vi si legge ‘Così come Apelle la Battaglia di Anghiari, Lisa del Giocondo’. Si tratta di una chiara testimonianza che la Gherardini posò per Leonardo. Dopo questo scoop, Vinceti va a Parigi, dove prende una riproduzione della Gioconda ad altissima definizione per sottoporla ai raggi X. Siamo nel 2010. Nel quadro Vinceti scopre tre strati, tre diversi sorrisi e, soprattutto, degli elementi cabalistici e simbolici. ‘Nel quadro appare il numero 72 – spiega Vinceti – Il 7 del principio primordiale e spirituale e il 2, il maschile e il femminile. Credo che come nel dipinto dell’Angelo Incarnato, anche in questo caso Leonardo abbia trasformato in immagine un suo pensiero: la creazione di un essere perfetto formato dal maschio e dalla femmina, un androgeno. La Gioconda rappresenta proprio questo, Leonardo e Lisa insieme, il maschile e il femminile espressione della rigenerazione dello spirito”.
Laura Tabegna