Firenze, 25 marzo 2014 - Quattro cavalieri e due soldati a terra, in un concitato groviglio di armature, lance, spade, scalpitare di zoccoli e arruffar di criniere, si contendono lo stendardo dei Visconti. Quelle figure che si azzuffano su un abbagliante fondo d’oro della Tavola Doria è quasi tutto quel che resta della mitica Battaglia di Anghiari, il dipinto che Leonardo da Vinci avrebbe dipinto nel 1503, forse solo in parte, nella Sala del Maggiori Consiglio (oggi Salone dei Cinquecento)  di Palazzo Vecchio, di fronte a dove Michelangelo doveva realizzare la Battaglia di Cascina.


Il capolavoro di Leonardo, con quel geniale dinamismo di cavalli e cavalieri, è arrivato a noi  solo attraverso alcune copie del dipinto, coeve ma anche di epoca successiva. E grazie ad alcuni disegni, alcuni di mano dello stesso genio di Vinci.
 

Ma fra tutte le testimonianze della celebre Battaglia di Anghiari, la più nota è appunto la Tavola Doria,  le cui vicende sono degne del soggetto rappresentato, e che da oggi fino al 29 giugno viene esposta nella sala 16 della Galleria degli Uffizi.
 

Dopo mille peripezie da un capo all’altro del mondo, fra trafugamenti e acquisti in buona fede, il dipinto è tornato a tutti gli effetti patrimonio dello Stato Italiano ed assegnato al museo fiorentino.
 

Per cento giorni resterà a Firenze, per tornare poi al Fuji Art Museum di Tokyo. L’opera era uscita illegalmente dall’Italia e rientrata nel nostro paese durante il 2012, quale donazione del Fuji Art Museum di Tokyo. Il ministero per i Beni e le attività culturali e del turismo ha deciso di assegnarla in via definitiva alla Galleria degli Uffizi, dove arriva dopo essere stata esposta al Quirinale, ad Anghiari e alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze nell’ambito della esposizione dedicata a Machiavelli.
 

Tra una tappa e l’altra, il dipinto è stato sottoposto a un intervento di restauro e a indagini da parte dei tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure, la cui direzione diffonderà i risultati in occasione della giornata di studi del 22 maggio prossimo.
 

L’accordo con il Fuji Museum prevede che al termine dell’esposizione la tavola sia nuovamente trasferita in Giappone dove vi rimarrà per quattro anni, prima di tornare definitivamente a Firenze.
 

Il dipinto, che prende il nome dalla casata genovese cui apparteneva almeno fin dal XVIII secolo, raffigura un episodio della battaglia del 29 giugno 1440 ad Anghiari fra le truppe dei Visconti, duchi di Milano, e una coalizione composta da truppe fiorentine, pontificie e veneziane; nella scena i due combattenti di destra, Ludovico Scarampo Mezzarota e Pietro Giampaolo Orsini, al soldo della coalizione, sono raffigurati mentre lottano per togliere lo stendardo visconteo ai nemici Francesco e Niccolò Piccinino, riconoscibili nei cavalieri a sinistra.
 

«La Tavola Doria — commenta il soprintendente del polo museale fiorentino Cristina Acidini — lascia aperto il mistero sull’effettiva presenza e consistenza della ‘Battaglia’ progettata da Leonardo, ma con ogni probabilità ci riporta nelle immediate vicinanze d’essa, un’impresa artistica che dopo mezzo millennio continua a suscitare curiosità e interesse».
 

La tavola Doria è esposta insieme a un’altra tavola raffigurante l’episodio della “Lotta per lo stendardo” tratto dalla Battaglia d’Anghiari e alle copie di  Leda col cigno e Sant’Anna Metterza di Leonardo. La mostra sarà’ anche l’occasione per poter ammirare la Sala delle Carte Geografiche, che prende il nome dalla presenza dei territori del Granducato di Toscana raffigurati sulle pareti da Stefano Bonsignori; per questa sua preziosità la sala, adiacente a quella che ospita le opere autografe di Leonardo da Vinci, e’ in genere chiusa al pubblico.