Firenze, 27 gennaio 2014 -   DOCUMENTI che raccontano la nostra storia. O che addirittura l’hanno cambiata, come il foglio firmato da Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, che nel 1786 abolì la pena di morte nel Granducato di Toscana. E ancora piccole e grandi curiosità, come il registro dell’Istituto degli Innocenti che riporta il nome della prima bimba abbandonata nella “pila” di pietra e chiamata Agata Smeralda; accanto al certificato di battesimo di Leonardo da Vinci. Oppure l’atto di concessione del re Luigi XI di Francia a Piero de’Medici per l’inserimento dei gigli di Francia nello stemma della dinastia toscana.


Si va da un papiro del IV-I secolo a.Cristo fino al primo numero di Topolino nell’edizione italiana del 1932, nella mostra che apre oggi nella Sala Bianca della Galleria Palatina di Palazzo Pitti (fino al 27 aprile) dal titolo «Una volta nella vita. Tesori dagli archivi e dalle biblioteche di Firenze», curata da Marco Ferri, con la quale si inaugura il programma «Un anno ad arte» del Polo Museale Fiorentino.
 

 

L’esposizione presenta 133 “gioielli” cartacei selezionati dall’immenso patrimonio delle biblioteche di 33 fra le più importanti istituzione fiorentine, che hanno prestato alcuni dei loro pezzi più rari . In molti casi si tratta infatti di documenti mai presentati al pubblico, da “una volta nella vita” anche per la loro delicatezza ed estrema fragilità.
Fra le rarità esposte nell’allestimento realizzato da Mauro Linari, una lezione scritta di Galileo sull’Inferno di Dante, autografi di Girolamo Savonarola, Poliziano, Cosimo I de’ Medici, Joachim Winckelmann, Ugo Foscolo, Vasco Pratolini, Dino Campana ed Eugenio Montale, di cui vengono presentati anche due acquerelli.
 

«Obiettivo è offrire a tutti l’opportunità di ammirare una selezione di gioielli cartacei conservati in alcuni dei principali “scrigni” culturali della città — ha spiegato Marco Ferri —. Tra gli inediti, una paginetta di Michelangelo con alcuni schizzi per una crocifissione, in pratica le istruzioni per “cavare” dalla montagna alcuni blocchi lapidei tra cui uno a forma di croce». E ancora un disegno di Raffaello, componimenti del Mantegna e il primo vocabolario della Crusca del 1612.
Per finire una teca con i libri ancora impastati del fango dell’alluvione del ’66 e alcuni volumi devastati dall’esplosione della bomba dei Georgofili del 1993. «Questa mostra è una sorta di inno alla carta — ha detto la sovrintendente del Polo museale Cristina Acidini — che, inoltrandosi nel terzo millennio, nulla sta perdendo della sua forza e della sua centralità».