Firenze, 24 novembre 2013 - LA GRU, le betoniere, il via vai dei camion, il frastuono dei martelli pneumatici. Piazza Castellani da anni è un cantiere lastricato in cemento senza speranza di redenzione. E’ vero che quell’area serve ai lavori dei Nuovi Uffizi e che solo sacrificando il retro del museo si può consentire di portare avanti gli ampliamenti del complesso vasariano senza chiudere le sale al pubblico. Ma se i lavori alla Galleria prima o poi finiranno, per la povera piazza Castellani, già piazza del Grano, si continua a discutere su quale debba essere il suo destino. Visto che il progetto di Arata Isozaki resta al centro delle polemiche e delle critiche dei fiorentini. Proprio per questo l’architetto Andrea Maffei, braccio destro in Italia dell’archistar giapponese e firmatario del progetto per la nuova Loggia degli Uffizi insieme a Isozaki, ha ritenuto di dover rispondere all’ennesima critica di un lettore e di difendere le ragioni estetico-architettoniche della sua “creatura”, definita fredda e invadente. «Per realizzare gli Uffizi Vasari espropriò e demolì varie case private e chiese del denso quartiere popolare che si trovava in quella zona — spiega Maffei — Forse molti fiorentini di oggi avrebbe definito quell’intervento “freddo” e invadente. Adesso invece l’opera di Vasari è considerata da tutti come un capolavoro dell’architettura del Rinascimento. La “freddezza” del nostro progetto si riferisce proprio al linguaggio geometrico e concettuale del Rinascimento ed in particolare al linguaggio di pietra serena del Vasari stesso».

Maffei, architetto che lavora da anni a Milano ma di origine fiorentina, conosce bene l’irriverenza dei suoi concittadini. Ma la definizione di “sgabello” che qualcuno ha attribuito al suo progetto proprio non gli è andata giù.
«Definire “sgabello” una struttura rivestita di pietra alta ventitré metri e con colonne larghe un metro, credo che sia poco oggettivo — continua — . Come definirebbe allora la Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria? Come un “tavolino” oppure come un “comodino”? Il tema è che Piazza Castellani era sempre stata un luogo secondario, adibito solo ad ospitare i bidoni della spazzatura, con dispiacere dei fiorentini che vivevano in quella zona. Nel progetto di ampliamento del museo ci era stato chiesto di valorizzare questa piazza e di portarla al livello architettonico del museo degli Uffizi. La nostra intenzione è stata di riproporre una nuova Loggia dei Lanzi del XXI secolo che, con solo quattro pilastri, coprisse un’intera piazza e la rendesse un nuovo spazio urbano protetto. La nuova loggia conferirà alla piazza un valore monumentale degno del museo e rispetterà, attraverso il grande vuoto, le facciate storiche della Biblioteca Magliabechiana e del Loggiato degli Stipendiati. Credo che, come italiani, dobbiamo superare il timore di confrontarci con l’epoca in cui viviamo e ritrovare il coraggio di grandi fiorentini come Vasari o Brunelleschi».

Fra i tanti convinti sostenitori della Loggia di Isozaki c’è il direttore degli Uffizi Antonio Natali, che per prima cosa ricorda come quel progetto non sia certo caduto dal cielo ma che sia arrivato attraverso un concorso giudicato dai massimi esperti delle pubbliche istituzionali. Nel 1998 ci fu infatti un bando pubblico, con l’aggiudicazione del vincitore nel 1999 e con l’approvazione del progetto definitivo nel 2009. Secondo la sovrintendenza ai monumenti architettonici, che segue tutto il cantiere dei Nuovi Uffizi, la realizzazione dell’uscita del museo compresa la Loggia, costa 16 milioni di euro.
«La struttura è tutto sommato esile e trasparente — commenta Natali — perché è vetro e con poche colonne esili sul davanti. L’architettura ha poi una sua logica anche vista dall’alto, in quanto è un’ideale prosecuzione di via Lambertesca, una sorta di contraltare alla Loggia dei Lanzi. Il fatto è che piazza Castellani è sempre stata come il retro di un cinema di prima categoria: davanti bello luminoso, dietro scalcinato e disordinato. Credo che il progetto della Loggia possa quindi ricomporre e riordinare una piazza che è sempre stata scombinata. Capisco che a Firenze possa non piacere, non fosse che per il fatto che è un progetto contemporaneo. Ma dobbiamo anche tenere conto che tutte le volte che un progetto s’inceppa si finisce anche per perdere i soldi necessari per realizzarlo. Le polemiche portato sempre al tramonto di qualsiasi idea. E io, come molti altri, sono convinto che la Loggia vada fatta».