Firenze, 11 gennaio 2012 -  L'attrice Mariangela Melato, a 71 anni, è morta oggi all'alba in una clinica romana: era malata da tempo. E' stata tra le attrici più versatili del teatro e del cinema italiano, capace di affrontare ruoli comici o drammatici, di trasformarsi in personaggi molto lontani tra loro ma sempre con grandissima intensità. Ha lasciato così nella memoria della vasta platea italiana che l'ha sempre amata ed apprezzata, personaggi indimenticabili, da quelli sul grande schermo come Fiore, amante milanese di 'Mimì Metallurgico' con la regia di Lina Wertmuller, a quelli sul palcoscenico del teatro come nell'Orestea di Eschilo diretta da Luca Ronconi. Fino alla 'Filumena Marturano' al fianco di Massimo Ranieri andata in replica su Raiuno proprio nel giorno di Capodanno.

L'attrice avrebbe dovuto essere in palcoscenico in questi ultimi giorni: per lei in cartellone c'era uno spettacolo duro e difficile come 'Il dolore' dal romanzo della scrittrice francese Marguerite Duras (1914-1996). Prodotto dallo Stabile di Genova insieme al Maggio Musicale Fiorentino che ne aveva ospitato nel 2008 il debutto (accolto da un commosso successo), il testo è un lungo monologo interrotto solo da una breve apparizione di Cristiano Dessì e diretto da Massimo Luconi. Più volte Mariangela Melato lo ha riportato in scena, a partire dall'aprile del 2010 proprio a Genova, intervallandolo con l'applauditissimo 'Nora alla prova' di Luca Ronconi. Più volte, per entrambi, ha pianificato tournée che, però, la malattia ha costretto a interrompere e cancellare.
L'ultima doveva partire lo scorso ottobre riprendendo proprio 'Il dolore', che avrebbe dovuto essere due settimane fa, tra Natale e Capodanno 2012, in scena all'Argentina di Roma. Poi un nuovo doloroso annuncio, questa volta firmato dal direttore dello stabile della capitale Gabriele Lavia sul sito del teatro. ''Cari amici - scriveva - purtroppo Mariangela Melato è costretta a cancellare tutta la tournée de 'Il dolore'. E' un vero peccato. Abbiamo sperato con Mariangela, quest'anno, di non mancare all'appuntamento con il pubblico del Teatro di Roma ma non siamo stati fortunati''.

DAL TEATRO IL RICORDO DI RICCARDO VENTRELLA, RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE

"Ho incontrato Mariangela Melato alla Pergola per due volte, sempre in occasione di spettacoli che portavano all’interno il senso di una grande sofferenza. La prima, nel 2006, per Chi ha paura di Virginia Woolf ?, forse l’ultima produzione-kolossal del teatro italiano: divideva il palcoscenico con un altro santo del teatro italiano, Gabriele Lavia.

Mi impressionò per il suo inconfondibile timbro di voce sentito tante volte, ma che nel nostro storico primo camerino suonava ancora più mitico, e per lo sguardo sempre dritto che raccontava la vicenda di una ragazza che faceva la vetrinista alla Rinascente per pagarsi le lezioni di recitazione, quasi come in una canzone di Jannacci. Tornò tre anni dopo in un’occasione benefica, a riproporre 'Il dolore' della Duras già messo in scena per il Maggio, un testo che aveva fatto proprio come spesso le succedeva. La vita sembrava pesarle di più, in quel momento. L’avevamo evocata inevitabilmente quando fu messo in scena 'Il caso di Alessandro e Maria' con Barbareschi e la Noschese, perché ci sono presenze che segnano più di altre.

Ci sono attori che modellano la storia dell’immaginario con il loro calco grazie ai personaggi che interpretano, e Mariangela Melato sta a buon diritto in questo numero: sarà per sempre Olimpia in quello spettacolo spartiacque che fu il 'Furioso' di Ronconi, Madre Coraggio, Medea, la borghese annoiata di 'Travolti da un insolito destino', il film che l’ha resa un icona pop. In un ricordo di prima adolescenza la rivedo in un dolcissimo film televisivo di Pupi Avati, 'Aiutami a sognare'; o in due surreali comparsate hollywoodiane, 'Flash Gordon' e 'Jeans dagli occhi rosa'. Gli anni dei volti migliori del nostro teatro stanno passando inesorabilmente. Tanti ne abbiamo pianti, tanti ne dovremo ancora piangere senza che un vero ricambio sia stato mai avviato. Pensiamoci tutti, operatori, produttori, formatori, critici e (perché no) pubblico, prima che si resti irreparabilmente soli".