Firenze, 2 maggio 2012 - Il 3 maggio parte la diciannovesima edizione di Fabbrica Europa: dieci giorni con un programma variato e complesso, con numerose prime nazionali e creazioni originali. L'obiettivo del Festival è di mettere in scena una mappa dello scenario contemporaneo che coinvolga non solo il "solito" pubblico interessato, ma anche l'uomo "della strada", generalmente distante dai linguaggi dell'arte. Per questo gli eventi non avranno luogo solo nella tradizionale Stazione Leopolda, ma anche al Teatro la Pergola, a Le Murate, all'Istituto Francese, al Conservatorio Luigi Cherubini e in vari spazi urbani itineranti.Il pubblico avrà così la possibilità di venire in contatto con le espressioni contemporanee internazionali più recenti e interessanti di danza, musica, teatro, arti visive e multimedia.

Alcune anticipazioni: il 3 maggio al Teatro la Pergola verrà messa in scena la prima nazionale di Oedipus/Bêt Noir, di Wim Vandekeybus: uno spettacolo di danza molto teatrale, quasi cinematografico, con uno straordinario cast di 16 tra danzatori, attori, musicisti che interpretano il mito tragico di questo antieroe che, inconsapevolmente, uccide suo padre e sposa sua madre.

Presso la Stazione Leopolda, fino al 13 maggio, il progetto speciale Post Elettronica indaga i territori indefiniti ma sempre più floridi della sperimentazione “post-elettronica”, in un tributo a John Cage che intende rilevarne l'eredità contemporanea: artisti che provengono da diverse parti del mondo e che hanno in comune un uso drammaturgico e gestuale delle nuove tecnologie. Opere ibride che uniscono musica, video, performance, scultura, suono, rumore, vocaboli di un linguaggio composito dove la gestione di software avanzati si combina al manufatto, corpo e sintesi digitale si mescolano e si sovrappongono.
Tra le performance, degna di particolare nota quella della giovane violoncellista Theresa Wong, cinese formatasi negli Stati Uniti, con O Horizon, performance d'improvvisazione in solo (violoncello, voce, oggetti) con materiale tratto dal recente disco Unlearning (Tzadik 2011) e con oggetti proposti dal pubblico (3/5). Dello stesso progetto fa parte l’installazione Facing The Blank Page di Pablo Palacio, una composizione elettronica che si sviluppa fra luci e suoni e che è stata originariamente usata per l’omonima performance di danza, coreografata dal danzatore libanese Omar Rajeh. In questa versione totalmente elettronica (non ci sono corpi in scena) la composizione narrativa e gestuale è affidata ai due agenti artificiali (luci, suono elettronico). La Chambre des Machines dei canadesi Nicolas Bernier e Martin Messier propone un concerto per macchine musicali autocostruite e testimonia nuovi percorsi attorno alla dicotomia cageana suono/rumore, coniugando beat digitale e sostenibilità, gesto e composizione.

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