Scuola Marescialli, parlano i giudici

Le motivazioni della condanna a due anni del leader di Ala

Denis Verdini (foto Corradetti - Ag Aldo Liverani)

Denis Verdini (foto Corradetti - Ag Aldo Liverani)

Firenze, 28 agosto 2016 - Denis Verdini "ha dapprima creato un collegamento diretto con l’allora Ministro delle Infrastrutture Matteoli, a capo del dicastero controparte dei privati corruttori, e poi ha fornito un apporto determinante ottenenendo grazie al Matteoli la nomina di De Santis a Provveditore interregionale, pienamente consapevole del contesto corruttivo in cui si inseriva la propria azione e delle condotte che via via ponevano in essere gli altri coimputati".

Così scrivono i giudici della settima sezione collegiale del tribunale di Roma, per motivare la condanna a due anni dell’ex coordinatore di Forza Italia, oggi anima del nuovo movimento politico Ala. Si parla dell’appalto per la costruzione della Scuola Marescialli di Castello: lavori inizialmente affidati alla Btp di Riccardo Fusi, amico di vecchia data di Verdini, e poi estromesso dall’appalto "per inadempienze contrattuali di vario genere legate all’errata valutazione del rischio sismico". L’oggetto dell’indagine condotta dai carabinieri del Ros è proprio il “piano” che Fusi metterebbe in atto con l’ausilio di Verdini per riottenere i lavori, poi effettivamente terminati (ma, a pochi giorni dall’inaugurazione del complesso resta l’incognita sulla valutazione del rischio sismico, tema quanto mai attuale di questi tempi, stando ad una pronuncia del 2014 della Cassazione) da un’altra ditta, la Astaldi.

"Verdini – scrivono ancora i giudici - si è speso incessantemente con il ministro Matteoli per ottenere provvedimenti che conducessero alla sospensione dei lavori condotti dalla Astaldi, e il rientro in cantiere della Btp anche grazie alla nomina di De Santis a provveditore interregionale delle opere pubbliche per la Toscana, l’Umbria e le Marche, con diretta competenza territoriale proprio per la erigenda Scuola in Firenze".

E così anche un’iniziale “ostilità” di Angelo Balducci verso l’ingegnere Di Nardo, amministratore Btp, si tramuta in un rapporto amichevole tra il funzionario romano e il leader di Btp, Fusi: si accordano «amichevolmente» per vedersi al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, dove Balducci "riceve l’imprenditore, terminando entrambi la confidenziale conversazioner con un ’ciao’ che, dato il contesto, appare piuttosto eloquente".

"Orbene – spiega il tribunale - nell’arco temporale intercorso tra la completa ostilità e il saluto confidenziale è chiaramente intervenuto un accordo corruttivo in forza del quale quale il Fusi è riuscito ad ottenere la totale messa a disposizione della coppia Balducci-De Santis in favore della Btp nell’ambito dell’appalto in discorso". Un ruolo di facilitatore in questo contesto lo avrebbe avuto anche l’imprenditore De Vito Piscicelli. Sì, proprio colui che, intercettato dai carabinieri, sghignazzava al terremoto dell’Aquila pensando ai possibili guadagni con la ricostruzione.

 

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