Trombosi: cos'è e quali sono i sintomi da non sottovalutare

Vaccino Astrazeneca: il caso della 18enne di Genova ricoverata dopo aver ricevuto la dose riaccende i timori

Vaccino AstraZeneca (Ansa)

Vaccino AstraZeneca (Ansa)

Firenze, 9 giugno 2021 - AstraZeneca e rischio trombosi tra i giovani, specialmente donne. Il caso della 18enne ricoverata in neurochirurgia a Genova, dopo una diagnosi di trombosi seno cavernoso in seguito alla prima dose del vaccino più volte finito sotto i riflettori, ha riportato alla ribalta il tema.

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Cos'è la trombosi?

La trombosi deriva dalla formazione in un vaso sanguigno di un coagulo di sangue (trombo). Si tratta in sostanza di un grumo solido composto da piastrine e da globuli bianchi e rossi che impedisce la normale circolazione all’interno del vaso. Causando così la morte dell’organo che dovrebbe essere irrorato dal sangue, che invece viene bloccato. Il trombo si può ‘frammentare’ anche in parti più piccole, emboli. In questo modo riesce a raggiungere qualsiasi organo del nostro corpo. Questo può causare infarti cerebrali o embolie polmonari.

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I sintomi da non sottovalutare

I trombi si formano più facilmente nelle gambe, anche se qualunque vena o arteria può essere purtroppo interessata da questo tipo di fenomeni. I campanelli di allarme? Sensazione di calore, arrossamento, intorpidimento o pure aumento di volume della zona o dell’arto interessato. Altre ‘spie’ possono essere le difficoltà respiratorie, le alterazioni del ritmo cardiaco o i dolori toracici.

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Come prevenire la trombosi

Anche in questo caso molto dipende dallo stile di vita. Sempre fondamentale è l’attività fisica, perchè chili di troppo o sedentarietà rappresentano fattori di rischio aggiuntivi.

AstraZeneca e rischio 

I dati fortunatamente ci dicono che si tratta di eventi avversi molto rari. Ce lo dice un documento di approfondimento del Gruppo di lavoro Emostasi e Trombosi pubblicato dall'Aifa il 26 maggio scorso, che riporta i casi di trombosi verificatisi nei mesi passati in seguito alla somministrazione di Vaxzeviria, il nome del vaccino di AstraZeneca. Secondo il report, dai dati EudraVigilance, al 4 aprile, risultano 169 casi di trombosi dei seni venosi cerebrali e 53 casi di trombosi delle vene splancniche, spesso associati a piastrinopenia. In totale, 222 casi su 34 milioni di dosi di vaccino somministrati nell'Area economica europea e nel Regno Unito: significa sei casi di trombosi ogni milione di iniezioni. Come a dire: la probabilità di sviluppare una trombosi dopo il vaccino AstraZeneca è dello 0,00065%.

La situazione in Italia

Il documento dell'Aifa cita anche il rapporto preliminare dell’Ema, sviluppato nell'ambito della procedura europea di rivalutazione del vaccino, in cui si è stimato un tasso di circa un caso ogni 100mila abitanti, grosso modo in linea con i casi riportati nei sistemi di farmacovigilanza del Regno Unito nel report del 20 maggio (309 casi a fronte di 23,9 milioni di prime dosi). In Italia, fino al 26 aprile scorso si sono verificati 34 casi per quanto riguarda le trombosi venose in sedi atipiche, 18 delle quali associate a trombocitopenia. Rispetto alle somministrazioni effettuate con Vaxzeviria, un'incidenza di 0,45 casi ogni 100mila vaccinati.

I suggerimenti dell'Ema

L’Ema suggerisce agli operatori sanitari Ue di seguire le raccomandazioni delle società scientifiche al momento di valutare i soggetti che presentano segni e sintomi di sindrome trombotica associata a trombocitopenia a seguito della vaccinazione con Vaxzevria (AstraZeneca) e COVID-19 Vaccine Janssen (Johnson & Johnson). L'Ema - come si legge nel documento pubblicato sul sito dell’Aifa, - mette in particolare evidenza gli orientamenti forniti dalla Società internazionale di trombosi ed emostasi (International Society on Thrombosis and Haemostasis, Isth) e ricorda che la sindrome trombotica associata a trombocitopenia richiede una rapida identificazione e una gestione clinica urgente.

L'appello da Firenze

È recente la raccomandazione di Chiara Azzari, immunologa e docente di Pediatria all'università di Firenze: «Escludere le donne giovani dalla somministrazione di vaccini a vettore virale, non solo dalla prima ma anche dalla seconda dose, con indicazioni ancora più chiare», il suo appello.