Firenze, 29 marzo 2017 - SIMONE lavora in Ferrovie da 13 anni. Fa il capotreno. Un lavoro nient’affatto semplice. Sta da solo, su treni che portano anche 3 o 400 persone. Dà informazioni, controlla i biglietti, si assicura che tutto il materiale sia al suo posto e che il viaggio prosegua tranquillo per tutti i passeggeri. Non tutto va però sempre per il verso giusto. Poco più di un anno fa, il 30 gennaio 2016, Simone è stato aggredito. E’ successo a Castelfiorentino. Il capotreno era in servizio a bordo di un treno regionale della tratta Firenze-Siena. Ha pizzicato tre ragazzi senza biglietto. Uno, appena maggiorenne, ha contestato il costo del prezzo maggiorato del biglietto fatto a bordo, 10,50 euro, che Simone lo ha obbligato a fare. Tutto sembrava essersi risolto con qualche parolaccia.
Invece?
«Invece sul treno dopo, alla stazione di Castelfiorentino, mi sono ritrovato davanti il padre del ragazzo. Mi ha preso a male parole, mi ha minacciato, mi ha spinto, mi ha messo le mani sul viso. Mi è andata bene perché ad un certo punto lui si è distratto, sono riuscito a chiudere le porte del treno, che stava per ripartire. E lui è rimasto a terra. Me la sono vista brutta».
L’unico episodio in 13 anni?
«Purtroppo no. Una volta 40 immigrati, ai quali stavo chiedendo di fare il biglietto, mi hanno preso di peso e messo dentro al treno. Una situazione a dir poco pericolosa. Le aggressioni verbali, invece, non si contano, sono all’ordine del giorno».
Ha paura quando va a lavoro?
«Un po’ sì. Mi piace questo lavoro, ma non è facile. L’esperienza devo dire che aiuta: a gestire le situazioni, a riconoscere da lontano certi tipi di persone. Però trovarsi da solo su un treno non è piacevole. Non si sa mai chi ci si può parare davanti. I più pericolosi sono gli ultimi treni regionali: quello delle 22.08 da Empoli a Siena e quello delle 22.30 da Pisa a Firenze».
Chi viaggia su quei treni?
«Anche turisti. Ma d’estate ci sono tanti immigrati che hanno trascorso la giornata sulla costa. Non hanno biglietto e non lo vogliono fare. Sembra quasi che viaggiare gratis sia un diritto. E diventa un problema cercare di convincerli a seguire le regole».
Cosa la farebbe lavorare più serenamente?
«La presenza nelle stazioni della Polfer. Purtroppo sono stati fatti tagli e non c’è abbastanza personale per coprire tutti i turni. E poi lavorare a coppia. La Regione ha fatto una convenzione per gli appartenenti delle forze dell’ordine, che, fuori servizio, non pagano il biglietto se si presentano dal capotreno e lo aiutano quando sono a bordo. Ma si tratta comunque di un viaggiatore. Può essere utile in qualche situazione, ma non basta».
Monica Pieraccini
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