Terremoto, mancano 440milioni per finire i lavori di messa a norma in Toscana

Seicento gli edifici pubblici finora ristrutturati

Terremoto nel Centro Italia (Lapresse)

Terremoto nel Centro Italia (Lapresse)

Firenze, 26 agosto 2016 - Centosessantuno milioni di euro finora spesi per mettere a norma 400 scuole e 200 edifici pubblici sparsi per tutta la regione. Ma per finire i lavori nelle aree più a rischio servirebbero altri 440milioni. Finora nelle casse della Regione ne sono arrivati appena 22 che, però, ha denunciato il governatore Rossi, sono bloccati dal patto di stabilità. Come spiegano dagli uffici tecnici regionali, negli ultimi dieci anni i vari comuni hanno stilato un elenco degli edifici pubblici da monitorare e, eventualmente, mettere a norma. In tutto, gli immobili censiti sono 6mila. “Naturalmente abbiamo fin da subito dato la priorità alle aree inserite nella ‘zona 2’, quella a più alto rischio in Toscana – fanno sapere i tecnici -. Si tratta del Mugello, della Garfagnana, della Lunigiana, della Montagna Pistoiese, del Casentino, della Valtiberina e dell’Amiata”.

Tra i maggiori interventi in corso, quelli alla media di Piazza al Serchio in Garfagnana e alla primaria di Coreglia Antelminelli. Entrambi gli edifici furono danneggiati in seguito al terremoto del 2013. Un po’ indietro sono invece gli interventi riguardanti la scuola primaria di Cutigliano. Solo nelle prossime settimane sarà approvato il progetto. Cantieri aperti, ancora, in varie scuole di Borgo San Lorenzo e di Barberino del Mugello, dove la Regione sta mettendo in sicurezza anche il palazzo comunale. Ancora, con la fine degli interventi di adeguamento sismico dell’elementare di Radicofani saranno conclusi i lavori resi necessari dagli effetti del sisma che nel 2000 colpì l’Amiata.

Per quanto riguarda infine gli interventi privati, la Regione dal 1980 al 1997 erogò finanziamenti in Garfagnana e Lunigiana per consentire, con una spesa di 10mila euro a edificio, di mettere in sicurezza le case ed evitare così, in caso di terremoto, il collasso delle strutture. Un’operazione che ha dato i suoi frutti, considerato che le scosse di tre anni fa provocarono pochissimi danni. Insomma, la strada da percorrere è proprio questa. Peccato però che al momento non si parli di estendere i finanziamenti anche alle altre zone a rischio. Pure queste risorse sono bloccate dal patto di stabilità.

 

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