Idraulico stalker per la fattura. Minacce dopo la mancata riscossione

L'artigiano reclama 635 euro. Una coppia lo denuncia

Stalking per una fattura (Olycom)

Stalking per una fattura (Olycom)

Firenze, 25 gennaio 2018 - In quindici giorni, dopo un incontro in un bar conclusosi con una «fumata nera», era stato più volte a cercarli e non trovandoli, lasciava biglietti: «Mi chiami o ti rompo in due... e torno a Sollicciano non è la prima volta». «Se non mi chiama.. lunedì finanza... per 625 euro non conviene a nessuno». Il reclamare con ripetitività e insistenza i soldi da riscuotere per il suo lavoro è stato equiparato ad una forma di stalking.

Per questo motivo, un idraulico fiorentino di 55 anni si è fatto una notte agli arresti domiciliari e adesso, dopo il processo per direttissima celebratosi ieri mattina, ha l’obbligo di stare alla larga da coloro che gli dovrebbero dare 625 euro.

Sulla somma, il condizionale è d’obbligo perché non collimano le due versioni: da una parte, l’idraulico che più volte, e non sempre con gentilezza, si è presentato dalla coppia presso cui avrebbe fatto lavori a reclamare il denaro. Dall’altra, marito e moglie, e soci in affari, che per le ripetute visite a casa e in ditta, si sono visti costretti – dice il capo d’accusa – «ad alterare le proprie abitudini di vita». Nello specifico, nel non lasciare mai un solo familiare a casa. Ma ansia e paura si sarebbero concretizzati più che altro martedì sera, quando l’idraulico si è presentato nuovamente a casa della coppia «armato» di un «pappagallo» (arnese tipico del suo mestiere) e una forbice per tubi per rinnovare la sua pretesa economica. A quel punto, sono arrivati anche i carabinieri che, sulla base delle precedenti «ammonizioni», se lo sono portati via.

Ieri mattina, il giudice ha convalidato l’arresto, ha disposto la «libertà» dell’artigiano anche se gli ha imposto di non avvicinarsi ai due coniugi. E quei 625 euro reclamati dall’idraulico? Resta una questione aperta, che il giudice non è riuscito a chiarire.

«La difesa – dice il difensore dell’indagato, l’avvocato Antonio Olmi – ha sostenuto l’impossibilità di convalidare l’arresto dell’artigiano, in quanto tutti gli elementi dedotti dai militari intervenuti sono sintomatici di un esercizio arbitrario delle proprie ragioni, ovvero un comportamento molesto, reati per i quali l’arresto non è consentito. Non si comprende invero quale sia il cambiamento di abitudini di vita al quale sarebbero stati costrette le presunte persone offese dal reato, le quali non si rendevano mai reperibili alle richieste dell’imputato che vistosi bloccato sui sistemi di messaggistica istantanea si è recato presso gli uffici (e non l’abitazione) dei propri debitori. Si tratta di un uomo che con modalità certamente sbagliate, rimostrava di non essere stato correttamente retribuito a fronte del lavoro svolto per i propri committenti». Il processo è stato rinviato all’otto marzo, data in cui si celebrerà il giudizio abbreviato. «Nel frattempo – aggiunge Olmi - verranno attivati tutti i presidi di natura civilista affinché l’artigiano venga retribuito per quanto gli spetti».

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