Siccità, Toscana in crisi nera. Agricoltura in pericolo / I DATI

Cereali a rischio, come i pomodori. Disastro nell'apicoltura. Ecco le aree più in crisi: Maremma e il Pisano

Agricoltura

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Firenze, 1 giugno 2017 - Coltivazioni a rischio, foraggi per il bestiame che scarseggiano, apicoltura in crisi: la scarsità di precipitazioni dei primi mesi del 2017 sta mettendo in ginocchio il mondo agricolo della Toscana che parla di vera e propria calamità. I coltivatori hanno scritto alla Regione Toscana per chiedere di poter attivare, con urgenza, "percorsi a sostegno del mondo produttivo analoghi a quello intrapreso per la gelata primaverile, anche per la siccità 2017". A essere in crisi è soprattutto il territorio della Maremma, per la quale gli agricoltori chiedono alla Regione di attivarsi al più presto presso il Governo per venire incontro agli effetti della situazione di emergenza.

La scarsità di precipitazioni, che, dall'inverno trascorso, si è protratta anche nel periodo primaverile (come emerge anche dai dati del Consorzio Lamma) sta infatti provocando danni soprattutto sulla fascia costiera della provincia di Grosseto (tra le zone più colpite del Centro Italia) e rischia di compromettere gravemente l'annata agraria, come segnala Confagricoltura. La siccità aggrava una situazione già critica, spiega Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana: "Si pensi al comparto cerealicolo, che ha risentito lo scorso anno del crollo del prezzo del grano e delle scarse semine, alle perdite delle coltivazioni di erba e fieno e alle semine di girasoli e mais che sono già a rischio, con conseguenze anche sul settore zootecnico (in Maremma è concentrato il 60 per cento della produzione toscana) che ha a disposizione poco foraggio. Senza contare che se non piove nelle prossime settimane a rischio potrebbe essere anche la produzione di pomodori".

Aggiunge Miari Fulcis: "La Regione deve ascoltare il nostro grido d'allarme perché il rischio vero è che i coltivatori abbandonino le produzioni soprattutto di cereali, con ripercussioni non di poco conto".

All'allarme della Maremma si aggiunge poi il dramma dell'apicoltura toscana. Le associazioni degli apicoltori spiegano che i primi cinque mesi del 2017 sono stati letali per la produzione di miele in tutta la regione. La siccità, le forti escursioni termiche tra giorno e notte, il vento e le gelate di metà aprile hanno privato il territorio di fioriture ricche di nettare. In queste condizioni climatiche, gli alveari hanno divorato le scorte di miele del nido, costringendo gli apicoltori a ricorrere a nutrizioni di emergenza, con costi imprevisti ed elevati. Gli apicoltori segnalano che la produzione di miele di acacia 2017 è già stata pesantemente ridotta, come pure si prospetta una situazione molto poco rosea per le successive fioriture.

I DATI

I dati del Centro funzionale della Regione Toscana sono impietosi. Nell'elenco dei giorni siccitosi (cioè i giorni consecutivi con precipitazioni inferiori ai 5 millimetri e in cui le precipitazioni fra i 3 e i 5 mm non superano i 5 giorni di fila) vedono in testa Crespina (staziuone Siberia), in provincia di Pisa, e Montecristo (Livorno) con 92 giorni a secco. Più di tre mesi. Segue sul poco invidiabile podio Pisa (Bocca d'Arno) con 89 giorni, poi Rispescia (Grosseto) 87, poi Scansano (stazione Torricelle) in provincia di Grosseto con 86 giorni siccitosi.

Ecco le stazioni che registrano 60 giorni siccitosi: Portoferraio, Campo nell'Elba, Orbetello, Manciano e Giglio Castello. 59 giorni a Capalbio e nelle stazione di rilevamento grossetane di Alberese e Ponte Tura.

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