Renzi a Firenze: «Fare il sindaco è la cosa più bella» / FOTO

L’ex premier al Piazzale per presentare il suo ultimo libro

L'ex premier al Piazzale

L'ex premier al Piazzale

Firenze, 21 luglio 2017 - «Avanti. Perchè l’Italia non si ferma». Come sempre per ripartire Matteo Renzi sceglie Firenze. In un piazzale Michelangelo delle grandi occasioni l'ex premier e il sindaco Dario Nardella hanno presentato l’ultima fatica editoriale del segretario che nella scelta di copertina del lungoviale di Bolgherio ha messo tutta la voglia di non fermarsi. Anche dopo quello schiaffo a mano aperta del referendum che gli italiani gli hanno inflitto poco più di sei mesi fa. Un libro celebrativo gli hanno rimproverato i più, ma lui dal palco del piazzale spiega: «Ho solo cercato di raccontare come sono andate davvero le cose. Certo poi ci sono critiche, e autocritiche. Ho cercato di trasmettere la dimensione umana della politica, quando vieni a sapere del ragazzo liberato dagli estremisti islamici, quando ti svegliano la notte per dirti che un terremoto sta squassando l’Italia».

E’ un Matteo Renzi che cerca, faticosamente, di riprendere la narrazione da dove l’ha interrotta e se altrove ha anche accettato di mettere in discussione il suo carattere. Qui, a casa sua, non ci sta. «Mi dicono che il problema è il mio carattere, non è vero. Il problema è come cambiare il Paese e non si può passare il tempo a discutere di chi torma in Parlamento e di come e perché ci torna».

Ma è il fronte dell’amarcord che lo trascina. «Noi siamo gente semplice – butta là Matteo – non abbiamo padroni o padrini politici, siamo partiti dal niente, prima dalla Provincia, poi in Palazzo Vecchio e infine alla guida del Paese. Nel libro ho messo un po’ di idee per il futuro e mi piacerebbe che gli altri ci dicessero cosa funziona e cosa no. Noi vorremmo abbassare le tasse di 30 miliardi di euro, ma non ci appassiona discutere di poltrone». Applausi a scena aperta per una platea che, nonostante il venerdì estivo, non rinuncia a seguire il suo leader. I fedelissimi, del resto, si sono impegnati a portare ciascuno «almeno dieci amici». Come ai vecchi tempi, quando la scalata ai palazzi romani era solo agli esordi.

«Ci tenevo a fare una specie di diario di bordo di Palazzo Chigi, a spiegare che chi fa politica non è una bestia standardizzata, ma una persona fatta di sangue, pensieri, emozioni. Una persona che può fare anche clamorose scelte sbagliate, ma che poi è capace di rimboccarsi le maniche e ripartire. Dovrebbero farlo tutti i politici, per raccontare bene e davvero tutto quello che stanno facendo».

Inevitabili le battute fra lui e l’amico oggi sindaco Dario Nardella su quello che il pur reduce di Palazzo Chigi continua a definire «il mestiere più bello del mondo». «Fare il sindaco a Firenze è un’emozione unica, ogni tanto vado a salutare Dario Nardella, vado a vedere la sala di Clemente VII che è l’ufficio più bello del mondo. Questa è l’esperienza meravigliosa». Voglia di tornare in Palazzo Vecchio? Renzi scuote la testa. Lui non è di quelli che si voltano indietro. «Dario è un sindaco bravissimo». Chiude il siparietto e, naturalmente, guarda «Avanti».

Pa.Fi.

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