Peculato a Careggi, indagata una dirigente. "Favoriva la figlia"

La donna avrebbe dirottato finanziamenti per un totale di 40mila euro. La dirigente: "Dimostrerò la mia correttezza"

Al centro di un’inchiesta è finito uno dei corsi  sull’Abls  (Avdanced Burn Life Support)

Al centro di un’inchiesta è finito uno dei corsi sull’Abls (Avdanced Burn Life Support)

Firenze, 11 giugno 2017 - Il “corvo” colpisce ancora. E le soffiate dell’anonimo hanno trovato riscontro in un’articolata inchiesta-scandalo per peculato e truffa che il pm Leopoldo De Gregorio ha appena chiuso e per la quale si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per dirigenti pubblici, docenti e ricercatori dell’Università.

I soldi alla figlia

I soldi stanziati dalla Regione Toscana per il “progetto di qualificazione in medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza” sono finiti direttamente in tasca alla figlia della dirigente che aveva il compito di gestire quei finanziamenti pubblici. Mariagrazia Catania, dirigente del Polo Biomedico e Tecnologico presso il Dipartimento Interistituzionale di Careggi, è adesso indagato per peculato.

Per raggranellare i soldi da assegnare all’incarico della figlia per il corso Abls (Avdanced Burn Life Support), secondo le indagini, avrebbe pure ritoccato e addirittura eliminato alcune voci di spesa: invece che 5mila euro per la “realizzazione di stampa e produzione poster”, ne sono stati stanziati 3900; niente Road Show e niente “realizzazione di applicazione web” (totale 20mila euro) per mettere insieme i 21.100 euro dell’assegno di ricerca toccato, nell’anno 2011, alla figlia della Catania, la dottoressa Federica D’Asta.

Successivamente, il Dipartimento corresse anche la forma con cui erogava il pagamento: non più assegno di ricerca, ma “spese per il progetto di miglioramento e reintegrazione del percorso assistenziale del paziente pediatrico traumatizzato dal territorio al Centro di riferimento”. Ma gli inquirenti hanno ricostruito che la figlia della dirigente, difesa dall’avvocato Pagliai, ha incassato altri due bonifici dal Polo Biomedico, e stavolta senza neppure una “pezza d’appoggio” che giustificasse i pagamenti: 9.323,28 euro nel 2012, 6.605,48 nel 2013. Sempre nel 2013 il Polo Biomedico paga altri 7.219,47 euro direttamente sul conto del convivente della figlia, che, hanno appurato gli investigatori, non risulta aver avuto rapporti di lavoro con l’Università. La Catania, figura molto vicina all’allora preside di medicina Gianfranco Gensini, anni addietro finì sulle cronache per aver difeso a spada tratta un concorso, in seno allo stesso Polo Biomedico, che terminò con la stabilizzazione di figli di dipendenti.

LA DIFESA DELLA DIRIGENTE: "DIMOSTRERO' LA MIA CORRETTEZZA - "I progetti sono stati assegnati alla dott.ssa D'Asta, figlia della Catania, a seguito di regolari concorsi - dice il legale della dirigente, avvocato Stefano Pagliai -. I rendiconti sull'utilizzo dei finanziamenti regionali sono sempre stati approvati senza alcuna contestazione. Nessun fondo è stato, come riportato, "raggranellato" attraverso la modifica di voci di spesa. Abbiamo già dimostrato come dalla mera correzione di un errore materiale non potesse in alcun modo derivare lo sviamento di risorse pubbliche.

I rimborsi spesa, come dimostrato, risultano pienamente giustificati e conseguiti in ragione di missioni all'estero effettivamente realizzate dalla dott.ssa D'Asta. L'autorizzazione di queste ultime, inoltre, spettava al direttore del dipartimento e la relativa liquidazione è avvenuta secondo il regolamento e la prassi seguita per tutte le altre centinaia pagate ogni anno.

Sull'incarico al "genero" - conclude Pagliai - che concerneva un'attività di traduzione - sono stati debitamente prodotti il contratto ed il conferimento dell'incarico sottoscritti dalla Facoltà di Medicina che escludono alcun tipo di intervento da parte della dott.ssa Catania". 

I furbetti del cartellino

Anche due medici sono invece finiti sott’accusa per truffa. Massimo Miniati, professore a Pisa con una convenzione per 35 ore settimanali da svolgere all’ospedale di Careggi, avrebbe riscosso fino a quasi 1500 ore all’anno, per un totale di circa centomila euro, pur non avendole effettivamente lavorate “omettendo la timbratura in occasioni delle presunte attività didattiche prestate” e “nel timbrare una sola giornata a settimana per alcune ore con riguardo all’attività assistenziale”. Sandro Gelsomino, docente di chirurgia toracica a Maastricht, difeso dall’avvocato Niccolò Lombardi Sernesi, è accusato di aver incassato servizi notturni nell’unità operativa di ricerca in chirurgia cardiotoracica di Careggi da lui diretta per complessivi 38.993,68 euro.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro