Uranio impoverito, paracadutista risarcito con oltre 671mila euro

Per il Tar il carcinoma papillare alla tiroide a causa del quale fu sottoposto ad intervento di tiroidectomia totale fu causato da uranio impoverito

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Firenze, 19 aprile 2017 - Un risarcimento di oltre 671mila euro: lo ha ottenuto un capitano dei paracadutisti di Pisa (che è stato al Reggimento Col Moschin e alla Folgore a Livorno). All'uomo, nel mese di giugno 2004,  venne diagnosticato un carcinoma papillare alla tiroide a causa del quale fu sottoposto ad intervento di tiroidectomia totale

Per il presidente del Tar, Armando Pozzi, la patologia tumorale insorta "fu una conseguenza dell'impiego" del capitano in territori dove era stato utilizzato dalle forze Nato uranio impoverito e nei quali i militari italiani vennero inviati senza adeguate protezioni e informazioni.

Tra l'ottobre 1996 e giugno 2002 il militare aveva effettuato numerose missioni all'estero, soprattutto nei Balcani.  Il militare, assistito dagli avvocati Margherita Baldi e Mario Pilade Chiti, dopo l'intervento venne dichiarato inidoneo alle missioni all'estero. Davanti al Tar il ministero della Difesa ha tra l'altro contestato la sua responsabilità per l'omessa informazione ai militari delle condizioni di rischio e per la mancata adozione di idonee misure di protezione dai fattori di contaminazione.

Lo stesso ministero aveva anche contestato l'idoneità della perizia. Il Comitato di verifica che decise la non idoneità alle missioni all'estero per il parà, stabilì che gli esiti di tiroidectomia totale "sono dipendenti da causa di servizio e riconducibili alle particolari condizioni ambientali ed operative di missione". Prima di arrivare al Tar il ministero era stato condannato anche dal tribunale civile fiorentino al quale si era rivolto il militare nell'ottobre 2010. Contro quella sentenza il ministero aveva fatto ricorso e la Corte d'appello aveva declinato la propria giurisdizione in favore del tribunale amministrativo che ieri ha emesso la propria sentenza, 'storica', secondo l'avvocato Chiti perché "pone un principio generale che riguarda i militari che sono stati, che sono e che saranno impegnati in missioni cosiddette di pace".

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