Il calcio fatale e il ruolo dei complici. Tutti i misteri nella morte di Niccolò

Gli indizi che supportano la pista del concorso di colpa nell’omicidio

Niccolò Ciatti

Niccolò Ciatti

Firenze, 21 agosto 2017 - «VOGLIO GIUSTIZIA per Niccolò, la vera giustizia». La battagglia della famiglia Ciatti è appena cominciata. C’è tanta determinazione nel babbo Luigi («questa forza me la dà Niccolò», dice il giorno dopo la commovente cerimonia funebre di sabato), affinché nulla venga tralasciato nelle due inchieste aperte in Catalogna e in Italia per far luce sull’omicidio del 22enne di Scandicci.

GLI INDAGATI, lo ribadiamo, sono tre: Rassoul Bissoultanov, 24 anni, ceceno figlio di rifugiati a Strasburgo, ed i connazionali Khabiboul Khabatov, 20, e Mosvar Magamadov, 26. In carcere c’è rimasto soltanto Bissoultanov, il lottatore della Olympia di Schiltigheim, centro alle porte della città francese che ospita il parlamento europeo. Per gli altri due, il giudice di Blanes non ha ritenuto che sussistessero i gravi indizi di colpevolezza nel concorso dell’omicidio di Niccolò. I legali spagnoli nominati dai Ciatti punteranno innanzitutto ad ampliare il ventaglio delle responsabilità anche agli altri due ceceni, che, come dimostra lo spezzone del video ma soprattutto come dicono le testimonianze degli amici di Niccolò, hanno quanto meno impedito l’intervento di altre persone nella furibonda rissa culminata nel calcio sferrato in volto al 22enne. In questo aspetto medico legale, va inquadrato anche l’esame esterno a cui è stata sottoposta la salma del giovane al suo arrivo a Roma, venerdì sera. E’ stata la pm Tiziana Cugini, titolare del fascicolo “italiano”, a disporre l’accertamento che integrerà l’autopsia effettuata dalla magistratura della Catalogna.

QUALE è stato il «peso» delle botte prese? La morte è stata causata da quel calcio - che babbo Luigi si rifiuta di guardare – o anche i colpi presi in precedenza hanno avuto una concausa nel decesso?

Sembrano dettagli, ma non lo sono, al fine di definire il ruolo di ogni indagato. C’è poi il filone della sicurezza nella discoteca «St. Trop» in cui è avvenuto il dramma. Si parla di un numero esiguo di buttafuori a fronte di centinaia di ragazzi presenti sulla pista da ballo. Si è visto come nessuno dei presenti – nella discoteca di Lloret de Mar erano presenti altri italiani – abbia nemmeno abbozzato un tentativo di arginare la furia di Bissoultanov e degli altri ceceni.

SI È SENTITO pure che dopo il soccorso, la serata è ricominciata. Evidentemente c’era ancora chi aveva voglia di ballare: un elemento che non entrerà mai nelle due indagini, ma che fa molto riflettere.

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