Moschea, sale l'esasperazione degli islamici. "Non possiamo pregare per strada"

Tra i fedeli del garage di Borgo Allegri dopo il dietro front di Nardella sull'ex caserma Gonzaga

Ramadan, foto generica (Newpress)

Ramadan, foto generica (Newpress)

Firenze, 27 aprile 2017 - Si sentono  offesi, amareggiati. In un certo senso sviliti nella propria dignità di uomini. Il no di Matteo Renzi alla Gonzaga, che fa fare dietro front al sindaco Dario Nardella, ferisce al cuore i musulmani fiorentini. Anche se avrebbero preferito altri luoghi all’ex caserma, speravano dopo anni di essere arrivati a una soluzione condivisa.

«E invece, l’ennesimo passo indietro» commenta Mamadou Sall, portavoce della comunità senegalese. Anche lui è costretto a pregare nella moschea di Borgo Allegri, un garage dove al massimo possono entrare un centinaio di persone. E invece, quel fazzoletto lungo pochi passi, deve assolvere al compito di moschea per una comunità musulmana, che nella provincia fiorentina supera i trentamila fedeli. «Questo scarica barile è vergognoso – spiega –, serve una presa di posizione forte da parte della politica. Tutti hanno diritto a un luogo di culto dove poter praticare la propria religione. Borgo Allegri non è la soluzione: siamo costretti a pregare su due turni, ammassati come bestie». Il portavoce della comunità senegalese chiede «di non perdere più tempo e di prendere la situazione in mano se non si vuole alimentare quel clima di odio e razzismo che finirebbe col diventare oggetto di strumentalizzazioni». «Se non troviamo subito una soluzione – sbotta Mamadou – saranno sempre più frequenti i centri di preghiera abusivi, come quello di San Jacopino, che espongono i musulmani alle capacità dialettiche di predicatori di ogni tipo».

All'indomani della doccia fredda, all’esterno del piccolo garage di Borgo Allegri, non si parla d’altro. Tra i membri della comunità ma anche tra i residenti e i commercianti, ormai stanchi di dover convivere con la folla di fedeli che il venerdì supera quota mille. «Alcune volte siamo 1.400, 400 in media al giorno. 3mila nelle grandi occasioni» ha le idee ben chiare Salmi Khemais, lui viene dalla Tunisia e da nove anni vive a Firenze. «Ogni volta ci troviamo punto e a capo – dice –, tutti i progetti prospettati fino a questo momento si sono volatilizzati. Non va bene, né per noi, né per i fiorentini. Bisogna trovare il coraggio di prendere una decisione forte e trasparente per tutta la città che merita di avere una moschea capiente, all’altezza del nome che porta». «Ma purtroppo manca la volontà» analizza le questione Omar Ly, un commerciante senegalese da quasi 24 anni a Firenze. «E’ assurdo – precisa – che tutte le ipotesi fatte fino a questo momento siano sempre naufragate. Non chiediamo tanto: solo un posto dove poter pregare. Ci sono diversi edifici inutilizzati, chiese vuote da anni o terreni edificabili. E’ solo una questione di collaborazione». Ma la comunità non vuole darsi per vinta ecco «perché sta lavorando a una nuova mappatura che consenta di individuare possibili collocazioni» le parole di Awad Hussien, membro del consiglio direttivo.

«E’ evidente che ci sono resistenze a Firenze; c’è già chi ha pagato un milione per non vedere realizzata una moschea in un terreno a Firenze Sud» non usa mezzi termini l’imam del capoluogo toscano e presidente Ucoii Izzedin Elzir. «Ma mi dispiace per loro – aggiunge Elzir – noi siamo qua e la moschea se non si fa oggi si farà domani». 

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