Addio a Riva: primo tycoon italiano. Felicino, che vita da copertina

Forte dei Marmi, se ne va uno spaccato dei favolosi anni Sessanta

Felice Riva

Felice Riva

Forte dei Marmi, 27 giugno 2017 - IL CASCHETTO biondo platino le camicie svolazzanti di seta, i foulard, i primi Ray-Ban, le Lacoste per i cocktail, la prima volta fuori dai campi da tennis. Automobili da sogno, aerei privati, viaggi, spiagge lontane, donne, soldi, il primo telefono portatile e locali esclusivi. Si è conclusa ieri a Forte dei Marmi la vita terrena del ragionier Felice Riva re del cotone, imprenditore, ex consigliere delegato e presidente del Cotonificio Vallesusa, ex presidente del Milan. Di certo il primo e più famoso signore a dare scandalo in Italia, e a essere condannato per bancarotta fraudolenta per un crak da circa 46 miliardi del 1965, che mandò a casa 10mila operai. Più o meno per una cifra come 400 milioni di euro di oggi. Si è addormentato per sempre a Forte dei Marmi nella città di mare che era diventata il suo buen retiro, quartiere Roma Imperiale, dove viveva con le figlie Maria e con Raffaella, che scrive i testi delle canzoni per Gianna Nanini. Lo riconoscevano fino a pochi anni fa anche al supermercato, dove Riva stesso andava a fare la spesa.

Come cambiano le cose: ‘Felicino’ è l’uomo del primo scandalo finanziario italiano. Da pochi giorni – era nato a Legnano nel 1935, il 15 giugno – aveva compiuto gli anni. Chi lo voleva prendere in giro lo chiamava ragioniere, ma del ragioniere non aveva mai avuto niente. Una vita da copertina: le prime nozze con l’attrice Scilla Gabel. Bisogna fare un tuffo nel passato e tentare di ricordare quel 1969, dove, per salvarsi dal carcere, Riva andò prima a Nizza poi a Parigi, poi ad Atene in Grecia e alla fine a Beirut in Libano, dove, anche lì faceva una vita spericolata. Negli anni Ottanta grazie ai condoni riuscì a rientrare in Ialia e a ottenere la riduzione della pena a pochi mesi. Fiumi di soldi in avvocati, in trattative. E lui sempre con quel carisma da uomo misterioso: era giovane Riva quando alla morte prematura del padre ereditò una trentina di stabilimenti e 15mila dipendenti. Si lanciò in una serie di operazioni rischiose di alta finanza e in borsa. Per un lungo periodo in Italia dire Libano significava Felice Riva. Ed è qui che conobbe l’attuale compagna di vita, l’hostess norvegese Vigdis Christiansen, madre di Maria. Una vita da leggenda: la sua storia ha ispirato le canzoni di Venditti e di Rino Gaetano. Anche a Beirut venne incarcerato per due mesi: e fu lasciato dalla moglie, Luisella Stabile, cioè Scilla Gabel, che non ne poteva più di pasare dalle hall alle piscine degli alberghi. Ieri la morte ha chiuso la parabola di Felice Riva, il primo tycoon italiano.

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