Insulti razzisti sul bus alla giovane scambiata per immigrata: «Nessuno mi ha difesa»

Lo sfogo su Facebook di Lorenza Giani, già segretaria cittadina del Pd, madre della ragazza

Due autobus

Due autobus

Firenze, 4 settembre 2017 - Diciassette anni può essere l’inizio. Quello in cui si comincia a difendersi davvero dalla vita. E per una bella ragazza fiorentina, alta quasi un metro e novanta e con il colore della pelle ambrata il passaggio dal complimento spinto, all’offesa sessista e razzista è tanto breve quanto intollerabile. Lei da quel bus è scesa non appena ha potuto, poi è corsa piangendo a casa, impaurita e incapace di reagire.

E a sua madre ha chiesto: «Perché?». Chi ha deciso di raccontare l’episodio su Facebook è stata sua madre, Lorenza Giani, già segretaria cittadina del Pd, ora responsabile organizzazione della festa dell’Unità. Un lungo post per raccontare, riflettere, confrontarsi, chiedere.

Insomma per gettare un sasso nello stagno dell’indifferenza generale. Un altro sasso dopo quello che un paio di settimane fa era stato lanciato da una 19enne di Scandicci. Solo casualmente figlia del sindaco. Il racconto di Anita Fallani è diventato, in breve, virale. Anche lei si è spaventata, prima sul bus e poi per strada. Anche lei si è arrabbiata rivendicando lo stesso diritto: poter tornare a casa da sola tranquilla, come i suoi coetanei maschi.

Perchè al di là dell’insulto gratuito, della sgradevole provocazione sessista, quello che per Anita, Lorenza e sua figlia brucia ancora di più, è il mancato intervento da parte di chi c’era. Si dice che ai fiorentini la battuta non manchi mai: non è vero. Troppo spesso capita che chi assiste a episodi sgradevoli di cui sono vittime donne, ma anche anziani, bambini o soggetti comunque deboli preferisca tacere, girarsi dall’altra parte.

Far finta di nulla. Ignorando il caposaldo della convivenza civile: il rispetto e l’aiuto reciproco. Perché alla fine, a Firenze, non nel Bronx dei serial tv o nei quartieri governati da mafia e camorra di certe città del nostro sud, vince la logica del «è meglio non immischiarsi». Anche quando di mezzo c’è poco più di una ragazzina con le gambe da gazzella.

«Che cosa devo dire a mia figlia che è si comporta e si veste come tutte le sue coetanee – commenta Lorenza Giani – di non mettersi più un pantaloncino corto? Ma è davvero questa la società nella quale vogliamo far crescere i nostri figli? Non abbiamo più quella coscienza civica che ci fa reagire?».

Giani la butta anche in politica: «Dal mio partito mi aspetto che si impegni perché questa società sia libera e accogliente. Ma il mondo lo cambiano i cittadini con il loro vivere quotidiano». Chi ha il coraggio di raccontare e denunciare pubblicamente il brutto episodio è proprio lei, Dior. «Capita sull’autobus, sulla tramvia, per strada – dice – allusioni perchè sono una donna, accuse perchè mi credono un’immigrata. Ma io sono nata a Firenze. Sull’autobus mi guardano male perchè pensano che non abbia pagato il biglietto».

E in questo caso nessuno si trattiene dal parlare. Anzi. Una circostanza che fa arrabbiare ancora di più Dior. Come il fatto che sabato pomeriggio su quel bus verso Gavinana ci fosse un gruppo di donne con qualche anno in più e una decina di suoi coetanei. «I ragazzi parlavano proprio con quel tizio – racconta – mi hanno appena guardata con imbarazzo. Non hanno speso una parola per difendermi». Eppure sarebbe bastato poco: «Potevano dire qualcosa anche semplicemente ‘stai zitto’. ‘Non offendere’. Magari smetteva».

Invece alla prima fermata utile Dior ha deciso di scendere. «Per forza – spiega – scendevano tutti tranne quel tipo e non me la sono sentita di restare sull’autobus da sola proprio con lui». E l’autista? «Non lo so. Non gli ho detto niente. Magari non se n’è nemmeno accorto. Ci sono rimasta così male che ho solo pensato a scendere». E ad andare a casa di corsa per trovare sua madre e per cambiarsi d’abito. «Sì. Mi sono messa i pantaloni lunghi – ammette – ma in realtà non serve a molto. Mi hanno importunata anche così, anche insieme a un’amica».

Difficile fermare i commenti e le battute sessiste, le donne di tutte le età lo sanno bene, ma isolare chi le fa è possibile.

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