Forteto, nuovo processo a Fiesoli. 'Mi portava nella sua camera e mi toccava'

Un testimone, oggi 24enne, ospite della struttura all'età di 12 anni, racconta violenze sessuali e psicologiche dal guru

Rodolfo Fiesoli (Fotocronache Germogli)

Rodolfo Fiesoli (Fotocronache Germogli)

Firenze, 13 marzo 2017 - Dura deposizione, stamani a Firenze, in un nuovo processo sulle vicende del Forteto dove si procede per una violenza sessuale su minore: l'imputato è ancora una volta Rodolfo Fiesoli, il patron della comunità a cui il tribunale dei Minori di Firenze affida da un trentennio giovani provenienti da famiglie disagiate.

Stamani è stato sentito in videoconferenza un giovane, oggi 24enne, che fu ospite del Forteto tra i 12 e i 16 anni di età e che ha riferito degli abusi sessuali subiti da Fiesoli. «Rodolfo Fiesoli mi sottoponeva ai 'chiarimenti' e denigrava con cose false la mia famiglia - ha riferito in udienza la vittima parlando degli interrogatori che il 'gurù faceva a chi viveva al Forteto -. A me, che ero bambino, fece credere che mio padre mi avesse violentato e poi offendeva mia madre», «in realtà mi faceva il lavaggio del cervello», «mi portò a disprezzare la mia famiglia vera dopo che mi aveva inculcato cose false», «si atteggiava perfino a babbo, mi portava nella sua camera, mi abbracciava, mi palpeggiava, mi baciava ma io non volevo, mi ribellavo quando potevo», «mi diceva che dovevo togliermi la materialità, che lui era puro». Il teste, come risulta dalle indagini, veniva violentato sessualmente da Fiesoli ma oggi quando la pm Ornella Galeotti ha chiesto di precisare questi aspetti, l'ex bambino del Forteto ha pianto e non è riuscito a proseguire il racconto, perciò l'udienza è stata interrotta più volte dal giudice presidente Francesco Gratteri. Una psicologa, accanto a lui, è intervenuta e lo ha assistito.

«Quando noi bambini al Forteto facevamo qualche bravata - ha anche detto il testimone del nuovo processo sulla comunità del Mugello - il Fiesoli con gli altri adulti ci sottoponeva ai 'chiarimenti' e, gira o rigira, qualsiasi ragazzata, bravata avessimo fatto, ci dicevano che agivamo in quel modo per colpa delle molestie sessuali subite dai nostri genitori. Anche se non era vero, dovevamo ammetterlo perché ci tenevano ore in piedi in un angolo della sala mensa e per giorni nessuno ci parlava più». «Tra noi bambini - ha proseguito - c'era vergogna, non ne parlavamo, ti fai schifo, provi rabbia». Il teste ha pure raccontato che al Forteto i bambini venivano fatti lavorare nella stalla, nel caseificio, nei campi a togliere i sassi, a raccogliere mele, in falegnameria, nelle cucine «e chi si ribellava subiva botte dagli adulti. Per una botta di Fiesoli al forno mi tagliai un dito». Nel processo principale sul Forteto Rodolfo Fiesoli è stato condannato in appello, a 15 anni e 10 mesi, per maltrattamenti e violenze sessuali; condanne importanti hanno riguardato in primo e in secondo grado i suoi collaboratori, per maltrattamenti.

 

 

 

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