Fiorentina, centro sportivo per i giovani. "Distretto viola": è caccia alle aree

Terreni pubblici e privati al setaccio. Quattro campi, una foresteria e scuole

Il progetto dell'arena viola nell'area Mercafir (foto Dire)

Il progetto dell'arena viola nell'area Mercafir (foto Dire)

Firenze, 25 luglio 2017 - INSIEME al nuovo stadio e alla cittadella viola che nasceranno a Novoli, la Fiorentina sta lavorando alla ricerca di uno spazio, di un grande spazio in città, privato o pubblico, dove realizzare il distretto viola, un centro sportivo con vocazione internazionale, interamente dedicato al settore giovanile. Un centro che, riunendo sulla stessa erba i baby calciatori (dai pulcini agli allievi, dagli 8 ai 16 anni), ora costretti a giocare su campi disseminati in tutta Firenze, pure molto distanti fra loro, possa dare organicità anche al lavoro di osservazione.

Sfumata la possibilità di dare concretezza a un progetto unitario al Campo di Marte, già che i molti campi di calcio fanno parte di un complesso patchwork di tante e diverse società sportive, ed esclusa in partenza dal bando per l’assegnazione degli spazi del Cerreti dove l’Aics ha ‘sfrattato’ l’Olimpia padrona di casa, la Fiorentina guarda altrove.

AGLI scatoloni vuoti, ai contenitori dimessi, alle caserme abbandonate: sfoglia il portfolio di ‘Invest in Florence’, il quaderno in cui Palazzo Vecchio ha inserito le 43 schede di immobili e di aree destinate a riqualificazione, molti dei quali hanno già trovato un nuovo padrone che ne deciderà il futuro. Ma la Fiorentina non demorde: sotto osservazione la caserma Perotti. Sarebbe perfetta, anche per realizzare la foresteria, la casa per accogliere i ragazzi che arrivano da fuori Firenze e da fuori regione. Nel progetto della società viola c’è l’idea di mettere su al centro sportivo anche una scuola di specializzazione, legandosi all’Università di Firenze, di accogliere un liceo sportivo che potrebbe allargare le sue strutture, di legarsi a Firenze anziché allontanarsene: la struttura infatti resterebbe per sempre alla città, senza clausole né possibilità di rescissione di contratto.

Nella caserma dell’Esercito, in uno spazio enorme in via del Gignoro, prossimo al Centro tecnico di Coverciano, ormai restano poche decine di militari. Per motivi strategici, però, la Perotti (con la Predieri in via Aretina) è stata tirata fuori dall’accordo con cui lo Stato ha ceduto al Comune la Gonzaga, ex casa dei Lupi di Toscana, mentre per altre sei caserme (tra cui anche la Cavalli e l’ospedale militare San Gallo) Palazzo Vecchio si è assunto il compito di valorizzare le strutture, ottenendo una percentuale degli introiti legati alla messa sul mercato di circa il 10%. La Perotti sembrava aver destato l’interesse della Guardia di Finanza, ma negli ultimi anni niente si è mosso. E le cose potrebbero cambiare, ma tutto dipende dal ministero della Difesa. Il percorso è tutt’altro che semplice. Per questo l’attenzione si rivolge anche altrove: ai terreni di via Geminiani-via di Carraia, nell’area di sviluppo urbano a Nord-Ovest, per esempio. A Novoli, proprio accanto al nuovo stadio: il distretto viola potrebbe diventare il satellite della cittadella. Una soluzione ottimale, anche perché la superficie abbastanza estesa, circa 45mila metri quadrati, consentirebbe di realizzare il progetto nella sua interezza, ovvero con almeno quattro campi da calcio (solo due occupano un ettaro di terreno).

Ci potrebbero essere anche altre soluzioni ma a Palazzo Vecchio e alla Fiorentina le bocche non parlano: dire qualcosa ora potrebbe significare mandare in fumo un lavoro lungo e complicato, come successo nel dicembre scorso quando, indivuduato il terreno per realizzare la moschea, il prezzo all’asta lievitò al punto da costringere al ritiro la comunità musulmana (800mila euro per un fazzoletto di terra in viale Europa).

DUNQUE? La società viola resta in vendita, almeno stando al comunicato diffuso a fine giugno. Nonostante ciò, i progetti vanno al galoppo. Un segno di matrice opposta all’idea diffusa che la proprietà voglia disimpegnarsi: l’intenzione è valorizzare. Basta entrare negli studi dei progettisti Arup e dare un’occhiata ai lavori sullo stadio per capire che non si molla: vederli è un sollievo, una garanzia. Il tentativo di abbracciare la città, in un momento particolamente difficile con la tifoseria, prende avvio dal nuovo ciclo appena cominciato, una rifondazione che parte dalla squadra e arriva alle strutture. Naturalmente tutto ciò deve trovare proporzionale corrispondenza nell’impegno economico per la stagione alle porte.

Ma non è pensabile che una società di serie A non disponga di un vero centro sportivo. Con i giovani punto di partenza e punto di arrivo. Con la nuova politica di ‘cantera’, inventata dagli spagnoli all’inizio del secolo scorso, per far crescere in casa i talenti da lanciare in prima squadra e da esportare. Puntare anche sul vivaio: il mondo italiano del pallone sa quanto il progetto sia non tanto necessario quanto ormai indispensabile. Una specie di cassaforte su cui investono tutte le società europee: si coltiva un bene, si fa sbocciare e si valorizza.

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