Il sogno delle case era una truffa, ecco le condanne per la cooperativa fallita

A farne le spese decine di famiglie a rischio, a causa del crac della coop, di perdere le case, finite o in costruzione, già pagate in tutto o in parte

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Firenze, 26 aprile 2017 - Condanne da cinque a nove anni di reclusione al processo a Firenze collegato al crac della cooperativa edilizia Primavera 90 di Empoli. Il tribunale ha anche interdetto in perpetuo dai pubblici uffici i cinque imputati e riconosciuto provvisionali per il risarcimento danni per oltre 2 milioni di euro.

La condanna più alta, nove anni, è stata inflitta a Olinto Pagliai, indicato come amministratore di fatto della coop. Sette anni la pena per il figlio Filippo, amministratore unico, cinque per la figlia Elena. Pena di sei anni per il genero di Olinto Pagliai, Sandro Terramoto, e per Alessio Zetti, socio di una società per l'accusa riconducibile ai Pagliai.

La Primavera 90, sottoposta dal 2010 alla procedura di liquidazione coatta amministrativa, fu poi dichiarata insolvente dal tribunale di Firenze nel dicembre dello stesso anno. Per l'accusa, sostenuta in aula dal pm Paolo Barlucchi, la famiglia Pagliai avrebbe spogliato la coop dei suoi beni sociali, appartamenti nelle province di Firenze e Pisa, attraverso alienazioni a società riconducibili alla stessa famiglia, per trarne un ingiusto profitto.

A farne le spese decine di famiglie a rischio, a causa del crac della coop, di perdere le case, finite o in costruzione, già pagate in tutto o in parte, comprese le somme previste per i rogiti notarili che per l'accusa non sarebbero però mai stati effettuati. Per Olinto e Filippo Pagliai l'accusa era anche di aver tenuto libri e altre scritture contabili con dati inattendibili, in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e delle movimentazioni finanziarie.

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