Case fantasma sul Mar Rosso. Nella truffa anche vittime vip

Raggirato l'allenatore Ulivieri. In otto a processo

Renzo Ulivieri (Ansa)

Renzo Ulivieri (Ansa)

Firenze, 11 novembre 2017 - IL SOGNO di una casa sul Mar Rosso o l’ambizione di un investimento redditizio li ha fatti cadere nella trappola. Hanno tirato fuori i soldi, dai 35mila euro a testa in su, per garantirsi quell’immobile da affittare o da andarci in vacanza, ma era una truffa.

Tra le vittime, anche l’allenatore Renzo Ulivieri, «agganciato» da uno dei promoter della fantasmagorica quanto finta operazione immobiliare, e convinto ad investire i suoi risparmi a Marsa Alam. Qualcun altro, invece, ha creduto di comprare una casa a Dubai, ma a tutti, dopo aver ascoltato promesse sulla bontà del progetto, non è rimasto che sporgere denuncia. Da allora – il primo esposto venne depositato nel 2011 –, la procura di Firenze ha compiuto le sue indagini e adesso, il gip ha rinviato a giudizio menti, braccia e gambe di questa clamorosa truffa ordita tra il Regno Unito, dove hanno sede alcune società schermo, la Svizzera e l’Italia.

A processo vanno dunque Roberto Melchiorri, torinese trapiantato in Svizzera classe 1965; il suo braccio destro, Tomaso Magagna, 50 anni, veronese; lo svizzero Bassem Gobran, 47 anni; il vicentino Corrado Corabin, 63 anni; Valentino Guarise, 60 anni, nato a Chieri e residente nell’astigiano; i promotori Marcello Lombardi e Lucia Ferrise, residenti a Larciano (Pistoia) e la trevigiana Mirna Micheletto.

Secondo le indagini, condotte dal pubblico ministero Andrea Cusani, in cima al sodalizio c’era appunto Melchiorri. Ma furono i due agenti di Larciano, Lombardi e Ferrise, a proporre al tecnico di San Miniato l’acquisto, per 130mila euro – tutti puntualmente versati – di due appartamenti nel complesso di ‘Las Cabanas’ a Marsa Alam, e uno a Marsa Matrouh, nel villaggio ‘Almaza Bay’. Per convincere Ulivieri e gli altri 65 truffati, rastrellati in Toscana e in altre regioni, venivano mostrati i progetti con rendering dettagliati e qualcuno volò fino in Egitto per un sopralluogo sul posto dove sarebbe stato costruito il complesso degno di un film di Totò. Sembrava davvero tutto vero, visto che qualcuno decise di investire quasi trecentomila euro nella bellezza di otto appartamenti.

Va detto che qualcuno, cominciò a sentire puzza di bruciato, quando a fronte dei quattrini dati alla Immoworld Uk Ltd, società anglosassone, i lavori non partivano.

Ma Melchiorri ed i suoi imbastirono riunioni, molte a Firenze (al golf club dell’Ugolino, all’hotel Villa Olmi o al Michelangelo) per rassicurare gli investitori della bontà dell’affare. Fino a quando, stufi di sentirsi dire che i rallentamenti erano dovuti alla bollente situazioni politica nei paesi arabi, decisero di presentare un esposto in procura, che diede il via agli accertamenti. In questi giorni, il gup Anna Liguori, ha deciso per il rinvio a giudizio di tutti e otto gli imputati. Prima udienza del processo l’undici settembre del 2018.

I difensori degli inquisiti, tra cui l’avvocato Alessandro Traversi, aveva tentato di sollevare l’eccezione di incompetenza territoriale, ma il tribunale l’ha respinta e il processo per il maxi raggiro sul mar Rosso resterà dunque a Firenze.

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