Bollette del Consorzio Medio Valdarno: "Tassa giusta. E non siamo un carrozzone"

Parla il presidente Marco Bottino

Marco Bottino, presidente  del Consorzio di bonifica Medio Valdarno

Marco Bottino, presidente del Consorzio di bonifica Medio Valdarno

Firenze, 21 luglio 2017 - Dopo giorni di polemiche sul contributo di bonifica, parla Marco Bottino, presidente del Consorzio 3 Medio Valdarno, nonché presidente per la Toscana di Anbi, l’associazione nazionale delle bonifiche e delle irrigazioni.

Da quanti anni si occupa di consorzi?

«Nove. Sono stato presidente del Consorzio area fiorentina, dal 2014 sono presidente del Medio Valdarno».

E’ del Pd?

«Sono iscritto al Pd e non me ne vergogno. Nel 2013, alle elezioni dei consorzi, non facevo parte di una lista politica, ma di una lista con persone di vario orientamento, convinte che le tessere debbano restare a casa e essere usate nel tempo libero».

I consorzi sono davvero necessari?

«Fanno il loro lavoro e lo fanno bene. Il consorzio è un po’ come l’amante: tutti lo cercano e ne conoscono le funzioni solo quando piove. La mattina, cioè quando c’è siccità, ognuno va a casa sua e fa finta di non conoscersi».

E’ giusto che i cittadini debbano pagare una nuova tassa?

«E’ una tassa giusta che viene dopo tante tasse ingiuste».

Allora è d’accordo con la frase di Padoa Schioppa: pagare le tasse è bello?

«Sì. Da cittadino sono contento se so dove vanno a finire i miei soldi e come vengono spesi. Ed è questo il caso del contributo di bonifica».

Perché ora paga il tributo anche chi non ha un fiume vicino?

«Sono aumentati i servizi del consorzio. Il reticolo dei corsi d’acqua che ci è stato affidato è di 5.600 chilometri, il 700% in più rispetto a quello gestito prima della riforma della Regione».

Aumentare la tassa non è uno schiaffo alla povera gente?

«Non l’abbiamo aumentata. L’abbiamo estesa a tutti i proprietari di immobili e terreni».

Perché, allora, c’è chi si è trovato con una bolletta raddoppiata?

«La Regione ha voluto omogeneizzare il contributo, in base a dei parametri che sono la vicinanza ai corsi d’acqua e il valore dell’immobile. Rispetto a prima, c’è chi paga di più e chi meno. Ad esempio: il contributo nella Piana Fiorentina aumenta leggermente, nel Chianti diminuisce o addirittura dimezza».

Vi accusano che solo il 38% del vostro bilancio è dedicato all’attività di manutenzione...

«Non è vero. Su 23 milioni, 17 sono destinati ai vari interventi».

Il consorzio ha 153 dipendenti. Non sono troppi?

«No. Oltre ai 54 operai, abbiamo altrettanti tecnici, più i dipendenti della parte catastale che si occupano delle bollette e che ci fanno risparmiare cinque euro su ogni avviso. Ci sono anche una ventina di amministrativi, il vero costo di gestione del consorzio».

Non si possono evitare i 9,7 milioni di euro di appalti?

«Sì, se si triplicassero i dipendenti. Sarei molto contento di internalizzare tutte le attività, ma il personale che abbiamo non basta».

Circa 100mila euro di spese per telefonate. Chiamate molto?

«Abbiamo molte sedi: via Verdi, via Cavour, via del Cantone, poi una a Quarrata e una a Baccaiano. In quelle spese ci rientrano anche i lavori fatti per collegare tutte le sedi con la fibra ottica».

Vi abbiamo definito i signori delle tasse. Lei come si definirebbe?

«Il signore dei fiumi. Siamo persone che lavorano per la sicurezza dei cittadini, anche se non siamo una garanzia contro le alluvioni. Con il lavoro che fa adesso il consorzio, però, a parità di precipitazioni, non sarebbe ripetibile un evento come quello del 1991 in piazza Dalmazia».

Facciamo chiarezza: il contributo è volontario o obbligatorio?

«E’ obbligatorio. Semanticamente, la battaglia dei cittadini sulla frase scritta in bolletta ci convince. Dal prossimo anno la cambieremo».

 

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