Lotta alla mafia, in Toscana confiscati oltre trecento immobili e quaranta aziende

La relazione sui beni sottratti alle cosche, in occasione dell'anniversario della strage di Capaci. L'intervento dell'assessore regionale Vittorio Bugli

Vittorio Bugli (Germogli)

Vittorio Bugli (Germogli)

Firenze, 23 maggio 2017 - Il sistema informativo dell'Agenzia nazionale ci dice che dalla fine del 2016 «la Toscana ha 392 beni sottratti alla mafia: 52 immobili e 2 aziende già destinate agli usi previsti dalla legge, 296 immobili e 42 aziende da destinare e cioè ancora in gestione presso l'Agenzia». Lo ha detto l'assessore toscano Vittorio Bugli in una comunicazione in Consiglio regionale sui beni confiscati alle mafie, a 25 anni dalla strage di Capaci.

Nell'occasione il presidente dell'Assemblea Eugenio Giani ha chiesto un minuto di raccoglimento per ricordare le vittime di quella strage e rendere allo stesso tempo onore alle vittime dell'attentato di ieri a Manchester. «È necessario ribadire un principio con forza: i beni confiscati rappresentano una risorsa. La priorità resta il loro utilizzo per finalità di carattere sociale e le aziende per ragioni di carattere produttivo e di sviluppo economico», ha sottolineato Bugli. La vendita del bene confiscato «deve restare un'ipotesi residuale e fortemente controllata».

Ed è con questo spirito «che nel 2008, all'indomani della confisca di uno dei beni più rilevanti confiscati a Cosa nostra, l'Azienda agricola Suvignano, la Regione Toscana ne ha chiesto l'assegnazione ai Comuni interessati. La questione purtroppo rimane ancora aperta - ha osservato l'assessore - e nel luglio del 2016 siamo nuovamente intervenuti, firmando un protocollo d'intesa con il Ministero delle politiche agricole, agroalimentari e forestali e con i Comuni di Monteroni d'Arbia e Murlo per accelerare il trasferimento della fattoria di Suvignano ai Comuni interessati e, successivamente, costruire un progetto di sviluppo dell'azienda sequestrata, con l'idea condivisa di dare vita ad un progetto pilota di agricoltura sociale. Siamo ancora in attesa di una risposta dall'Agenzia». Ora si tratta di accelerare le procedure di assegnazione.

L'attuale sistema, spiega l'assessore, «dimostra una serie di limiti piuttosto evidenti: l'Agenzia, in più di un'occasione, ha palesato di non essere in grado di assolvere ai suoi compiti così come previsto dalla normativa». In questa fase, ha detto ancora Bugli, «è opportuno che il Consiglio regionale si esprima, occorre riprendere una azione politica, fare pressione perché l'azione di restituzione dei beni alla collettività avvenga nel più breve tempo possibile».

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