Violenza sessuale: tutti contro il gip, i giudici contro tutti

La Camera penale difende il gip Francesco Bagnai che ha rimandato a casa un indiano accusato di aggressione a uhna donna. 'Non è stato scarcerato: in realtà non è stato convalidato l'arresto'. Questa la differenza nella decisione del giudice contestato da più parti

Tribunale

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Firenze, 4 marzo 2017 -  Il giudice Francesco Bagnai è nel pieno di una bufera che nonostante passino i giorni ha lasciato stascichi nella credibilità delle giustizia. Questo a causa di una decisione contestata da tutte la parti. Tranne che dalla stessa giustizia, che si arrocca sulle posizioni prese da un suo componente, come una casta, e tenta una difficile difesa. «Forse si è scambiata la convalida dell'arresto con la celebrazione in pubblico dibattimento di un giudizio di primo grado?», scrive in una nota, il direttivo della Camera Penale di Firenze, prendendo posizione sulla vicenda della pretesa 'scarcerazione' dell'indiano arrestato nei giorni scorsi per l'aggressione a una giovane donna. «Il merito della vicenda sarà deciso dai giudici» e «il pm, insoddisfatto, proporrà impugnazione contro la decisione assunta dal gip. Questa è la fisiologia del sistema», spiega.

Altro che spostare il giudice Francesco Bagnai ad altro incarico... La Camera Penale lo difende, seppure dalle parole stesse traspaia un'evidente difficoltà. Come se la mancata convalida di un arresto non coincida con la liberazione di un uomo che è stato reo confesso di una tentata violenza sessuale, come se l'aggressione accertata dal gip non ci fosse mai stata, come se il gip prendesse decisioni così serie senza valutare i fatti. 

«Patologico è tutto quanto si è scatenato attorno - prosegue la Camera -. Patologico che non si sia neppure tentato di spiegare quali sono le regole che in qualsiasi paese civile disciplinano l'arresto degli indiziati di reato, e perché sia previsto (dalla Costituzione!) l'immediato intervento di un giudice. Patologico che si ritenga inaccettabile che chi va in carcere - perché arrestato - poi in carcere non resti: il giudice che 'scarcera', sbaglia per definizione».

«Le norme processuali - si legge ancora - guardano con sospetto le spontanee dichiarazioni dell'arrestato rese in assenza del difensore, vietandone l'utilizzazione nella gran parte dei casi, e c'è un motivo assai preciso. L'arresto non significa misura cautelare, e tra le due cose corre una grande differenza: è semplicemente una sciocchezza invocare la 'certezza delle misure cautelarì'».

«Le garanzie non significano affatto assoluzioni indebite e lassismi incontrollati» e «in altri lidi ci si sarebbe occupati assai più delle ragioni del dubbio del giudice che non della pretesa 'scarcerazione'».

Poi la chicca: «Un giudice che applica con scrupolo le regole esige rispetto: se il suo giudizio è errato, lo valuteranno altri giudici». Nessuno dunque si permetta di giudicare né di esprimersi su quello che accade nel mondo che ci circonda. Guai dunque al sindaco Nardella che ha espresso la sua indignazione definendo inaccettabile la decisione del giudice Francesco Bagnai. Guai alla stampa che ha raccontato quello che è accaduto. Guai soprattutto all'opinione pubblica che si è fatta un'opinione sulla base di quello che è accaduto. Guai in sostanza ad aver paura di un uomo che continua a girare indisturbato nonostante sia imputato di tentata violenza sessuale, aggressione o altro. 

«Non sono - chiosano gli avvocati - le regole che non funzionano quando il giudice accoglie le osservazioni di un difensore che eccepisce la violazione delle regole di garanzia che rendono giusta la privazione della libertà, e in presenza di un dubbio rilevante agisce con la prudenza che la Costituzione gli impone di esercitare: al contrario è in questi casi che le regole dimostrano appieno la propria funzione».

«Alla collega che ha svolto la sua funzione di difensore d'ufficio con il massimo scrupolo, facendosi custode del giusto processo, va, forte e netta, la solidarietà della Camera Penale di Firenze» mentre «desolante è il quadro delle pubbliche dichiarazioni di questi giorni».

Altrre critiche poi, ancora più esplicite, al dibattito che si è scatenato sulla vicenda: «Si sprecano, nelle dichiarazioni dei rappresentanti delle istituzioni, i moti di indignazione per la violazione della certezza della pena, della effettività della misura cautelare, etc., taluno sospetta che si intenda deviare l'attenzione dalle responsabilità amministrative di chi dovrebbe prevenire la commissione dei reati, fornendo ai cittadini pre-condizioni di sicurezza quali un'adeguata illuminazione delle strade, un adeguato sistema di trasporto pubblico, un adeguato presidio del territorio da parte delle forze di polizia, etc.. Ci auguriamo solo che il vaglio di quel sospetto sia compiuto con lo stesso rigore che il gip fiorentino ha applicato nella valutazione degli indizi a carico dell'arrestato indiano».

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