«L’autovelox di viale Gramsci è illegittimo»: il giudice annulla la multa

Il caso di un automobilista assistito dall'Aduc

La postazione autovelox  di viale Matteotti Per il giudice  i viali non hanno  le caratteristiche  di strade urbane  di scorrimento  e le multe fatte  vanno annullate

La postazione autovelox di viale Matteotti Per il giudice i viali non hanno le caratteristiche di strade urbane di scorrimento e le multe fatte vanno annullate

Firenze, 5 ottobre 2017 - Farsi annullare una multa presa dall’autovelox potrebbe essere tutta questione di centimetri. Quelli della banchina di destra, la parte di strada, cioè, tra la linea bianca al margine della carreggiata e il marciapiede. Un segmento d’asfalto che, lungo la strada dove è posizionato l’autovelox, deve essere idoneo a garantire almeno la sosta di emergenza di un veicolo. In caso contrario, addio multa. O almeno questo è quello che ha stabilito 10 giorni fa una sentenza (la numero 3055 del 26 settembre 2017) del tribunale di Firenze in merito a una multa «scattata« dall’autovelox di viale Gramsci nel 2012 a un automobilista assistito dall’Aduc.

Nel caso specifico, il giudice Susanna Zanda ha annullato il verbale per eccesso di velocità che nel 2013, dopo il ricorso, era stato ritenuto legittimo dal giudice di pace. Il motivo? Il viale non è stato considerato «strada urbana di scorrimento« proprio perché non sarebbe presente la banchina. Un requisito, che per la giurisprudenza, è previsto dal codice della strada come indispensabile per la legittimità di un autovelox, senza la presenza dei vigili. In poche parole: senza la banchina, la strada perde i requisiti che permettono l’installazione dell’autovelox e di conseguenza la multa è annullata.

Per il giudice lo spazio ai margini della carreggiata di viale Gramsci, poiché destinato ad ospitare cassonetti o fermate del bus, non potrebbe essere cosiderato al pari della banchina, definita nella sentenza con una «funzione omogenea a quella della corsia di emergenza». «Su viale Gramsci - si legge nella sentenza - non esistono spazi che possano assolvere a questa funzione». «Una buona notizia - spiega l’avvocato Emmanuela Bertucci, consulente Aduc - ma si tratta solo di una mezza vittoria.

L’automobilista che fa ricorso a Firenze avrà ragione o torto a seconda del giudice di pace al quale la causa verrà assegnata. Stesso discorso in appello: parte del tribunale dà ragione al Comune, altra parte all’automobilista«. Finora l’80% dei giudici di pace ha accolto i ricorsi. Ma gli autovelox restano e la quantità di fiorentini che ricorrono è minima.

Al centro c’è sempre la presenza della banchina che rende la strada in categoria D, cioè strada urbana di scorrimento. Gli appelli proposti da Palazzo Vecchio fino a questo momento sono stati più di 100 ai quali si sommano quelli promossi dai ricorrenti che in prima istanza hanno visto respingere le opposizioni. Ma in questa lotteria la maggior parte dei verdetti ha dato ragione al Comune. Le sentenze pronunciate da 7 giudici sono arrivate a quota 72: sei giudici con 66 sentenze hanno dato ragione al Comune mentre le altre 6, tutte dello stesso magistrato sono state ricorse in Cassazione. Per quanto riguarda invece le pronunce della Corte i tempi sono più lunghi: finora sono solo 2 e rigurdano la postazione di viale Etruria in uscità città. «Il risultato - commenta Bertucci - è in ogni caso a scapito dell’utenza e della certezza del diritto poiché in base ad un criterio casuale (il giudice assegnatario) si avrà ragione o torto«.

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