Anarchici, la debacle della procura: scarcerato anche l’ultimo fermato

Il giudice di Roma come quello di Firenze: «Non ci sono gravi indizi»

Uno degli anarchici  arrestati durante  il blitz al Galluzzo

Uno degli anarchici arrestati durante il blitz al Galluzzo

Firenze, 7 agosto 2017 - Il giudice di Roma non ha convalidato il fermo di pg (avvenuto giovedì) di Roberto Cropo, torinese, trent’anni, uno degli otto anarchici coinvolti nella indagine sull’ordigno rudimentale che a Capodanno scorso, incastrato nella saracinesca della libreria ‘Il Bargello’, esplose ferendo gravemente l’artificiere della polizia Mario Vece. L’udienza di convalida si è tenuta nella capitale perché là era stato rintracciato e fermato Cropo, ritenuto da inquirenti e investigatori uno specialista di esplosivi, e che quindi avrebbe avuto un ruolo di particolare rilievo nella preparazione della bomba: una bomboletta di vernice spray riempita di polvere esplosiva, collegata a un timer.

La decisione del giudice capitolino è arrivata ieri dopo quella, clamorosa, adottata sabato dal giudice di Firenze Fabio Frangini, che pure non ha convalidato i sei fermi avvenuti nel capoluogo toscano, e conseguentemente ha rigettata la domanda di custodia cautelare a carico degli indagati, ad eccezione di Salvatore Vespertino, e quella presa dal giudice di Lecce che invece – sempre sabato, valutando la posizione di Pierloreto Fallanca, bloccato in Salento, e a sua volta indagato per lo scoppio di Capodanno – ha ravvisato gli estremi del ‘pericolo di fuga’ posto dai pm fiorentini Filippo Focardi e Beatrice Giunti a fondamento del decreto di fermo.

L’altro filone di indagine (con tre indagati) riguarda come si ricorderà le quattro bottiglie molotov scagliate contro l’ingresso della caserma dei carabinieri di via Aretina, a Rovezzano (21 aprile 20168 che seguì di alcune ore gli arresti di alcuni anarchici, che avevano reagito a un controllo in lungarno generale Dalla Chiesa.

La battaglia che ne seguì registrò il ferimento di otto tra militari a agenti di polizia. La scelta dei giudici, i quali non hanno ravvisato il pericolo di fuga, né indizi di colpevolezza così gravi da giustificare la restrizione degli indagati in carcere, può inficiare l’inchiesta, l’impianto accusatorio? E’ scontato e oggettivo rispondere che si, che gli investigatori dovranno dare concretezza maggiore agli elementi di prova raccolti sin qui.

«E comunque uno dei presunti autori materiali (Salvatore Vespertino,ndc) dell’attentato alla libreria che stava per costare la vita a un poliziotto impegnato a rimuovere un pericolo, ma che avrebbe potuto uccidere anche un comune passante, resta in carcere (il dna di Vespertino è stato isolato sullo scotch usato per sigillare la bomba rudimentale, ndc). Significa che l’indagine non è sbagliata» commenta una fonte investigativa. Che aggiunge: «Forse gli altri (Cropo, Fallanca, Almerigogna, Ghezzi, ndc) erano a vedere un film, mentre lui costruiva la bomba?».

Ma per i giudici, far parte del brodo di cultura di un ambiente, non significa ‘in automatico’ aver partecipato agli attentati.

giovanni spano

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