Dagli antichi pozzi al rubinetto. Riemergono i 'giacimenti' d’oro blu

Già dall’anno prossimo potrebbero tornare in piena attività

La visita di tecnici e autorità  al serbatoio di Carraia, in via dell’Erta Canina

La visita di tecnici e autorità al serbatoio di Carraia, in via dell’Erta Canina

Firenze, 24 settembre 2017 - CENTOQUARANTA anni dopo l’inaugurazione dell’acquedotto, Firenze potrebbe tornare a usare, oltre all’acqua dell’Arno, anche quella degli antichi pozzi cittadini. Una novità diventata possibile perché, grazie ai maggiori controlli sulle emissioni nocive delle aziende ma anche al progressivo collegamento di tutte le fognature all’impianto di depurazione di San Colombano, il livello d’inquinamento delle acque sotterranee è diminuito in modo netto.

IL PROGETTO, che potrebbe concretizzarsi già nel 2018, è stato illustrato ieri nel corso della visita al serbatoio di Carraia, uno dei più antichi della città. Era il 1877 quando il primo, moderno, acquedotto cittadino veniva inaugurato e visitato da centinaia di fiorentini. Da qui l’idea di celebrare l’anniversario con una simile iniziativa, ovvero una serie di visite organizzate da Publiacqua al serbatoio di Carraia, in collaborazione con l’associazione I Bastioni.

Nel cuore dell’Oltrarno, nel punto più alto dei giardini di Piero Filippi di Carraia, in via dell’Erta Canina, una palazzina elegante nasconde due enormi cisterne capaci di accumulare più di 13mila metri cubi d’acqua. Un sistema di pompaggio è collegato a una rete di tubi che da qui corre sotto case, strade e negozi di Firenze, rifornendo le utenze di una consistente porzione di città. Anche se sono passati 140 anni, questo resta uno dei punti strategici per saziare la sete di Firenze. Le manutenzioni, vista anche l’età, sono fondamentali e vengono ripetute periodicamente, con intervalli massimi di tre anni per le vasche. Per questo, attualmente, uno dei grandi serbatoi è ‘in secca’, tanto da permettere di entrarci a piedi percorrendo un immenso spazio sorretto da colonne e archi. Qui sono entrati ieri i visitatori, insieme alle guide e a Carolina Massei ed Eva Carrai del cda di Publiacqua. Nell’altra cisterna le colonne sono per metà immerse nell’acqua trasparente, in una leggera nebbia creata dal cloro. «In media da qui vengono erogati dai 120 ai 200 litri al secondo – spiega Daniele Crini, vice responsabile impianti Publiacqua per Firenze-Chianti – sulle due direttrici di Arcetri e Pian de’ Giullari. L’uso del serbatoio di Carraia è cambiato nel tempo, seguendo lo sviluppo della città. Inizialmente era al servizio di tutta Firenze, poi dagli anni ’60 ha iniziato a essere utilizzato solo per le zone alte ovvero Arcetri, Pian de’ Giullari, Cascine del Riccio e Ponte a Ema. L’acqua arriva qui dall’Anconella, principalmente durante la notte, per poi essere distribuita durante la giornata quando il consumo è maggiore. La qualità è molto buona, i sedimenti sul fondo delle vasche sono pochissimi ma la manutenzione è fondamentale». E un ulteriore miglioramento qualitativo potrebbe arrivare il prossimo anno, quando anche i vecchi pozzi torneranno a rifornire l’acquedotto.

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