Firenze, 07 giugno 2014 - I cani, ormai si sa, fanno bene. Prendersene cura, coccolarli e ricevere a propria volta affetto e compagnia è un toccasana sotto tutti i profili. E' comprovato scientificamente che la loro presenza è importante nella crescita dei bambini e anche di fronte a numerose patologie. 
Ora una ricerca tutta fiorentina dimostra la loro importanza anche nell'Alzheimer. 
Lo studio è stato realizzato nel Centro Diurno Alzheimer Amaducci di Sesto Fiorentino (Firenze) dall’Unità di Ricerca in Medicina dell’Invecchiamento dell’Università di Firenze (dottor Enrico Mossello insieme ai professori di Geriatria Giulio Masotti e Niccolò Marchionni) con Francesca Mugnai, presidente dell’associazione Antropozoa. La ricerca è anche stata pubblicata dalla rivista scientifica International Psychogeriatrics ed è stata presentata a Pistoia nella giornata di chiusura del 5° Congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer.

Due i cuccioli, ha spiegato la dottoressa Mugnai, impiegati nello studio: Muffin (nella foto con un ospite del centro diurno), un barboncino di tre anni, e Gynni, una golden di sette. Dieci invece i malati: Rosa, Francesco, Anna, ecc., tutti ultrasessantenni afflitti da demenza grave, ovvero assai difficili da coinvolgere in qualunque tipo di attività.

Lo studio è stato condotto in due fasi, operatrice la stessa dottoressa Mugnai. Prima ha sottoposto i pazienti per tre settimane ad attività con l’aiuto di peluche. Poi ha sostituito i peluche con i due cani sempre per un periodo di tre settimane.
Ciò che non è accaduto nella prima fase si è invece felicemente verificato nella seconda. Il contatto con Muffin e Gynni, sottolinea la dottoressa Mugnai, ha ridotto le manifestazioni di ansia e di tristezza, mentre ha aumentato in modo evidente quelle di piacere e interesse, sentimenti che in questa categoria di pazienti sono decisivi indicatori di qualità della vita.


Nel corso della seduta i malati sono usciti anche dall’immobilità con un  significativo risveglio delle attività motorie. Ma ciò che ha dato particolare valore al test è che le positive variazioni di umore e di comportamento sono state osservate anche successivamente a distanza di ore.

Secondo il dottor Mossello, questi fenomeni mostrano come il contatto con il cane permette di migliorare il tono affettivo e aumentare l’attività fisica dei pazienti, peraltro secondo uno schema di benefici sulla demenza già ben individuato.

La pet therapy può infatti ravvivare i meccanismi cerebrali dell’attenzione, stimola il coordinamento psicomotorio, riaccende motivazioni, aiuta a relazionarsi. Può ridurre i sintomi psicologico - comportamentali evocando emozioni positive, stimolazioni tattili piacevoli, elementi ludici. Arriva perfino a costruire una relazione non verbale con l’animale e, spingendo a portarlo a spasso, incentiva l’attività fisica.