di PAOLA FICHERA

Firenze, 20 maggio 2014 - Il pasticcio della Tasi alla fine si è risolto. Dopo l’ennesima giornata di conciliaboli romani, a tarda serata il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha deciso: nei comuni che non hanno ancora deliberato le aliquote per la Tasi il pagamento dell’imposta sui servizi indivisibili è rinviato a settembre. E Firenze può tirare un sospiro di sollievo. Quello per il quale ha lavorato, da mesi, l’assessore al bilancio Alessandro Petretto.

Finora solo poco più di 800 comuni (su ottomila) hanno deciso quali aliquote applicare e solo per questi ultimi la data di pagamento è il 16 giugno. Firenze non ha ancora formalmente preso alcuna decisione. Anche perchè rientra fra i circa 4mila enti che domenica prossima rinnoveranno completamente i loro rappresentanti. E i fiorentini pagheranno la Tasi solo a settembre.

In prima fila a ‘pretendere’ il rinvio del pagamento c’era proprio l’assessore al bilancio di Palazzo Vecchio, l’economista, già consulente del Ministero del Tesoro, Alessandro Petretto. «Sembrava— arringa il professore — che a Roma si fossero dimenticati che i comuni che il 25 maggio andranno al voto sono senza consiglio comunale dal 10 aprile. E solo l’assemblea cittadina può votare il bilancio preventivo e le disposizioni su Tasi e Imu che vi sono allegate». 

Non nasconde la concitazione l’ormai quasi ex assessore e confessa di aver letteralmente fatto il «diavolo a quattro», insieme al vicesindaco reggente Dario Nardella, per far ragionare il governo. Premier compreso visto che conosce certo a menadito la situazione dei conti fiorentini. «La giunta di Palazzo Vecchio — spiega Petretto — ha deciso di far pagare la Tasi solo sulla prima casa, ma di non applicarla sulle seconde case e sulle attività economiche che continueranno a pagare la vecchia Imu 2012-2013».

Il consiglio comunale non ha ancora ratificato la decisione che, per motivi di opportunità politica, è stata rinviata all’insediamento del nuovo consiglio. Stando così le cose la decisione, annunciata in un primo momento dal governo, di far pagare entro il 16 giugno un generalizzato acconto dell’1% in tutti i comuni ha fatto sobbalzare Petretto «Ne sarebbe derivato — spiega — un pasticcio contabile inestricabile: col Comune costretto a restituire poi l’acconto a tutti coloro che non dovevano pagare la nuova imposta».

Così Firenze ha dichiarato ‘guerra’ a Roma e dopo una serie di incontri tecnici Petretto sembrava aver strappato l’accordo: pagamento per tutti i comuni in un’unica rata a dicembre. A complicare la faccenda ci si è messo allora il presidente dell’Anci, il sindaco di Torino Piero Fassino, che ha lanciato l’allarme: col rinvio a dicembre molti comuni rischiano di restare senza liquidità. Al ministro Graziano Del Rio il compito di dirimere la questione ormai trasformatasi in terreno di scontro politico. Di qui la salomonica proposta: creare un doppio binario. I comuni che hanno già deciso le aliquote possono pagare subito, cioè a giugno. Per tutti gli altri il pagamento è rinviato a settembre. Cioè dopo l’approvazione del bilancio preventivo che, per legge, non può slittare