Firenze, 13 maggio 2014 - Il capo di Cosa Nostra  Totò Riina è stato rinviato a giudizio quale mandante della strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984.  Il processo si aprira' il 25 novembre 2014.

 

L'udienza  si è svolta questa mattina nell'aula bunker di Firenze, di fronte al giudice per l'udienza preliminare Francesco Bagnai Nella strage morirono 16 persone e ne rimasero ferite 260. Nel 2010 la Dda di Napoli ha riaperto l'inchiesta in seguito alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia provenienti dalle fila della camorra. Il 27 aprile 2011 la Dda di Napoli emette la prima ordinanza di custodia cautelare per Riina, come mandante della strage ed invia gli atti a Firenze per competenza.

L'udienza si è svolta  a porte chiuse con Riina collegato in videoconferenza dal carcere di Opera.

L'imputato era assistito dall'avvocato fiorentino Luca Cianferoni che parlando con i giornalisti ha detto: "Totò Riina non sta bene. La linea è quella della riservatezza e intendo mantenerla, ma posso assicurare che di salute non sta affatto bene". Per la 'strage di Natale' in passato sono già stati condannati il mafioso Pippo Calò, i suoi aiutanti Guido Cercola e Franco Di Agostino e l'artificiere tedesco Friedrich Schaudinn. Il tribunale di Firenze ha già fissato una seconda udienza per Totò Riina davanti al gup per il 17 giugno.

 

I FAMILIARI DELLE VITTIME

"Vogliamo verita' e giustizia sulla strage del rapido 904". Cosi' l'avvocato Danilo Ammannato, difensore dei familiari delle vittime e dei feriti della strage del rapido 904, al termine dell'udienza preliminare.

 

L'Associazione familiari delle vittime della strage del rapido 904, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il
ministero dell'Interno e la Regione Toscana, sono state state ammesse oggi come parti civili al processo che iniziera' il 25 novembre 2014 in aula bunker a Firenze. 

 

"Gia' allora emerse che il movente di quella strage, lo dissero alcuni collaboratori di giustizia, era la risposta di Cosa Nostra ai 366 ordini di cattura emessi dall'allora giudice istruttore Giovanni Falcone (legati al maxi processo del 1986, ndr) in seguito alle dichiarazioni rese da Buscetta - ha aggiunto Ammannato -. Lì inizio' la fase discendente di Cosa Nostra. Quindi il gotha di Cosa Nostra venne colpito. Gia' allora Riina aveva capito - ha concluso Ammannato - come Buscetta poteva provocare dei guasti enormi a Cosa Nostra".