Firenze, 24 aprile 2014 - E' arrivato a Careggi da una settimana il chirurgo senese quarantaquattrenne
Andrea Coratti, dell’ospedale Misericordia di Grosseto, nome di spicco nella chirurgia robotica a livello nazionale, allievo di Pier Cristoforo Giulianotti, pioniere a Grosseto della chirurgia robotica un quindicennio fa. In questi anni, Coratti ha mantenuto uno standard di altissima qualità. Ricevendo apprezzamenti dalla comunità scientifica internazionale. In linea con gli obiettivi dell’azienda Careggi: potenziare la chirurgia robotica.

Questa è la mission della struttura operativa dipartimentale di chirurgia generale oncologica a indirizzo robotico (a San Luca nuovo, primo piano, settore C) guidata da Coratti: mettere in atto in ambito clinico le procedure chirurgiche mininvasive robotiche già standardizzate nel settore della chirurgia generale, con particolare attenzione alle patologie esofago-gastriche, epatobiliari e pancreatiche, colon-rettali, endocrine, incluse quelle di natura oncologica.

Sviluppare nuove procedure chirurgiche mininvasive robotiche, integrare l’attività di chirurgia robotica con le altre tecniche chirurgiche classiche, ovvero laparotomiche e laparoscopiche (che restano comunque alla base delle attività chirurgiche della struttura).

Promuovere la conoscenza, l’insegnamento e la diffusione della chirurgia robotica a diversi livelli (chirurghi specialisti, specializzandi in discipline chirurgiche, studenti in medicina, personale infermieristico), con la creazione di una scuola dedicata, e con l’integrazione in rete con altre realtà simili presenti in sede nazionale e internazionale. Oltre che portare avanti la ricerca scientifica nel settore della chirurgia robotica, mediante studi sia clinici sia sperimentali.

 Coratti, quali vantaggi con la chirurgia robotica? 

«La reale innovazione della robotica, a parte gli strumenti, sta nel fatto che per la prima volta tra chirurgo e paziente ci sono hardware e software ampliabili all’infinito che permettono una visione migliore. Visione che deriva, ora, dalle immagini ecografiche introdotte all’interno del robot, ma che nei prossimi mesi saranno implementate da immagini anatomiche di tac e risonanza: un’evoluzione che aiuterà moltissimo».

In quali casi è utile, o indispensabile, la chirurgia robotica? 

«La robotica consente di fare in maggiore sicurezza interventi che attualmente risultano troppo complessi per la via laparoscopica e che dunque vengono eseguiti in chirurgia tradizionale».

Con quali benefici?

«Maggiore precisione, riduzione del sanguinamento anche rispetto alla laparoscopia, preospedalizzazione abbattuta, degenza più breve (per esempio a parità di decorso, in un intervento di cancro allo stomaco con la chirurgia tradizionale occorrono otto giorni prima di tornare a casa, con il
robot solamente quattro). Un recupero rapido, soprattutto nelle patologie oncologiche, è fondamentale per poter sottoporre il paziente ad altre cure, come la chemioterapia».

Con il robot si possono eseguire interventi molto complessi non possibili in laparoscopia.

«Io faccio il chirurgo prima che il chirurgo laparoscopico e prima che il chirurgo robotico. A seconda dei casi si interviene con la metodologia più appropriata».

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