Campi Bisenzio, 22 aprile 2014 - “Il  Comune di Campi Bisenzio non ha altro da fare che istigare i giovani disoccupati al suicidio economico? Come si fa ad impegnare energie e denaro pubblico a fuorviare le menti delle giovani generazioni facendo loro credere che il futuro radioso è prendere la partita IVA ed iniziare una attività nel settore della distribuzione ciclistica degli alimenti quasi scaduti?”: Gianni Bini, consigliere comunale di opposizione della lista “Alleanza cittadina per Campi”, ha partecipato alla giornata "Evvai! diamo gambe all'innovazione" promossa dal Comune di Campi Bisenzio e dedicata all'economia collaborativa, al co-working, alle nuove visioni e funzioni delle città e social innovation con Università, startupper, amministrazioni virtuose e artigiani digitali.

L'incontro si poneva 2 obiettivi principali: confrontarsi con altre esperienze nella logica del reciproco scambio e sviluppo di buone prassi; sperimentare a Campi nuove forme di lavoro giovanile caratterizzate da forti accenti di innovazione sociale.

L'analisi che fa Bini è a tratti ironica ma anche molto realistica in merito ai costi che si vanno ad affrontare aprendo una Partita Iva. 

“In altre parolecon quel convegno  – aggiunge Bini – si trattava di invogliare i giovani che non riescono a trovare un vero lavoro a mettersi in proprio. Dopo un dibattito hanno illustrato le loro esperienze due “startupper”. Il primo è un giovane quasi quarantenne che ha impostato la sua attività professionale alla creazione di oggetti di arredamento artistico utilizzando materiali di riciclo. La seconda è una giovanissima che intende realizzare una società per la raccolta dai supermercati di alimenti quasi scaduti da rivendere a prezzi scontati e consegnare alla clientela tramite una organizzazione capillare di distributori in bicicletta. La mia opinione è che gli organizzatori del convegno più che amministratori siano in realtà allevatori di mucche da mungere. Se fosse così radioso e conveniente fare le “startup innovative” anziché impegnare il loro tempo e le loro capacità ad organizzare convegni e buffet questi amministratori si precipiterebbero ad iniziare una attività social/innovativa.

La realtà purtroppo è ben diversa: i giovani che ormai da anni non riescono a trovare un vero lavoro, abbagliati dalle meraviglie sentite in qualche convegno organizzato dagli “allevatori di mucche da mungere”, tentano la partita Iva, investono tutti i risparmi propri e dei loro familiari, spesso prendono anche un finanziamento in banca, a volte –raramente- anche qualche incentivo pubblico. Poi arrivano da pagare i contributi, le tasse, le imposte, l’Iva, la Tarsu, la camera di commercio, la tassa sulle tende, la tassa sull’insegna. Infine, dopo qualche anno di stenti, la “startup” è costretta a chiudere e i poveretti si ritrovano disoccupati come prima, con tutti i risparmi sfiammati, con un finanziamento da pagare, con strascichi di contributi e tasse da pagare e soprattutto con il marchio autoinflitto di ex partita Iva".

"Concludendo: quando è conveniente fare una qualunque attività economica - aggiunge ancora Bini -  non è necessario pubblicizzarla, la voce si diffonde da se. Quando viene fatta la pubblicità l’interesse è di chi fa la pubblicità non certo di chi la riceve. L’unica cosa che la parte pubblica può fare per favorire la ripresa economica è ridurre drasticamente le proprie spese in modo da poter almeno dimezzare tasse e contributi. Al Comune di Campi suggerisco di cominciare a risparmiare eliminando l’assessorato all’innovazione”.

di M. Serena Quercioli