Firenze, 22 aprile 2014 – Un geologo fiorentino a studiare la frana di Courmayeur. Nicola Casagli, ordinario di Geologia all’Ateneo fiorentino, ha passato tutta la giornata col capo dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli. “Ci hanno chiamato per fare un’ulteriore valutazione della frana che incombe su La Palud, ultima frazione prima della Francia”, racconta il docente, ricordando che il dipartimento di Scienze della terra è centro di competenza della Protezione civile. Un riconoscimento operativo importante, in virtù del quale UniFi, in caso di grosse emergenze interviene in aiuto del sistema nazionale di Protezione civile. È successo così per il disastro della Costa Concordia. Inoltre, il dipartimento è impegnato in prima linea a Volterra e a Stromboli, tanto per citare solo alcuni casi.


Tornando a Courmayeur, Casagli spiega: “Siamo di fronte a tre tipi di scenari. Uno, ed è quello che si sta già verificando, vede crollare pezzi di roccia da 10-20mila metri cubi ciascuno. Ma potrebbero anche venir giù tutti insieme 250mila metri cubi di roccia. Mentre lo scenario peggiore sarebbe il crollo di 9milioni di metri cubi di roccia. In questo caso, l’unica cosa da fare sarebbe abbandonare la zona”. Cosa fare per evitare un simile disastro? Intanto, nei prossimi cinque mesi verrà realizzato una sorta di ‘muro’ rinforzato, capace di contenere crolli fino a 250mila metri cubi”. “Si tratta di una frana che c’è sempre stata – afferma il geologo -. È conosciuta e controllata molto bene. Certo, se si fosse costruito di meno ai piedi della montagna sarebbe stato meglio. Non scordiamoci che in passato fu proprio una frana a sbarrare il fiume e a creare un lago”.