Firenze, 21 aprile 2014 - Esce per Passigli Rosa dei tempi, il nuovo libro di Michele Brancale, la cui trama si dipana a partire da questa domanda: che incidenza hanno le date nella nostra vita personale e in quella comune? Gli strumenti digitali e i telefonini, uniti a quella forza di inerzia che ha il duplice volto della fretta e del ripiegamento, rischiano di assuefare all'idea che tutto sia uguale.

Ma non è così. Le date riportano agli eventi e al volto degli altri. “Il tempo è dono e memoria – spiega l'autore - è fioritura di occasioni possibili, festa della vita. Il tentativo è stato quello di tradurre tutto questo in versi, in storie quotidiane e in racconto per fare uscire date, tempi, volti, stagioni e ricorrenze dall’anonimato della fretta e delle abitudini”.

'Rosa dei tempi' (140 pp., 16,50 euro), con strumenti espressivi che attingono alla tradizione liturgica bizantina, ambisce a rispondere in modo aperto a queste domande e ai modi in cui si esprime lo spaesamento, dichiarando fiducia nella vita comune.

La prefazione è firmata da Gianni D'Elia: "'Rosa dei tempi' – scrive D'Elia - ha una struttura da antico canzoniere medievale, da calendario cristiano, da oroscopo religioso, da breviario liturgico, da diario confessionale. Citando i cantari bizantini, Brancale organizza molto bene il suo messale ideologico, evangelico, convinto, alternando al canone delle stagioni climatiche e naturali il rovello intorno al male storico e sociale... In fatto di sentimenti, la precisione di Brancale è mirabile, e denota la massima di Pasternak, secondo il quale il realismo non è un semplice indirizzo letterario, ma costituisce un particolare grado di artisticità, il livello più alto di precisione di un autore...".

Dunque una nuova prova per l'autore de 'La fontana d'acciaio' (Isaac Goldemberg parlò a riguardo di "una scrittura dove ogni ‘quadro’ possiede una tale potenzialità che al suo interno potrebbe essere nascosto un romanzo...”) e di Salmi metropolitani, “alambicco dove il cumulo di detriti del mondo si purifica – scrisse Antonio Tabucchi - Poeta “civile”? Mi sono posto la domanda leggendo queste poesie di Michele Brancale. In un certo senso sì, anche. Ma mi pare un aggettivo inadeguato, che non gli rende totale giustizia”. Per Paolo Ruffilli “un moderno e avvincente romanzo urbano in versi”