Prato, 20 aprile 2014 - Lo ha definito "il suo primo avversario politico". Giuseppe Cancemi, 74 anni, di origini siciliane, professore di storia e filosofia, nella sua carriera ha insegnato per un lungo periodo al liceo Dante di Firenze. Sposato con figli, da 22 anni abita a Montemurlo. Tra i suoi mille alunni, negli anni dal ’90 al ’93 c’è stato anche il premier Matteo Renzi che ricorda tutt’oggi con grande affetto. "Come lo conosco io, lo conoscono in pochi. Ho trascorso insieme a Renzino — così lo chiamavamo — almeno due ore al giorno per tre anni...", sorride il professore Cancemi mentre ricorda quelle ore in classe insieme, scandite per la maggior parte delle volte da accesissimi dibattiti politici.
Com’era Renzi sui banchi di scuola?
Lo ricordo benissimo soprattutto per un motivo, perché era Renzi già allora. Era un ragazzo molto capace, studioso, intelligente che utilizzavo per spronare la classe e creare interesse.
Era un trascinatore?
"Secondo la dottrina idealistica di Socrate, Platone e Gentile la verità non è assoluta. Non esistono i buoni e cattivi... “in medio stat virtus”... nel mezzo di queste due antitesi. E’ questo l’insegnamento che ho cercato di dare ai miei alunni. Per cui ho sempre cercato di ricreare l’antitesi in classe, questo significa consentire ai ragazzi di farsi un’idea più chiara possibile della questione e scegliere una posizione intermedia. Formarsi significa questo. Renzi per questo ruolo era bravissimo. Era il mio alter ego. Io sostenevo una tesi e lui l’antitesi discutevamo sempre in classe e anche molto animatamente...".
È stato lo stesso premier a definirla il suo primo avversario politico.
"Io ero la sua antitesi, lui era la sinistra e io la destra. Credo di aver contributo molto nella sua formazione. A volte Renzi è stato accusato di essere troppo di destra ma non è così. Lui parte da posizioni di sinistra anche se non comuniste. Lui apparteneva alla sinistra democristiana, quella di Dossetti e La Pira. Era aperto al dialogo e lo ha dimostrato. Ad esempio non ha mai avuto paura di dialogare con Berlusconi e per questo è stato anche accusato ingiustamente. Per trovare la via giusta bisogna sentire le ragioni della controparte e poi si cerca il punto di incontro, si cercano le possibili soluzioni".
Quasi venti anni dopo riconosce ancora quel ragazzo che si sedeva sui banchi di scuola?
"Lo riconosco molto. Quando lo sento in televisione a volte dice alcune frasi alla lettera: “Chi sono io, Mandrake?”, questa battuta era mia come “Che t’arriva la posta col cammello”... Erano tutte espressioni che usavo comunemente e che lui ogni tanto tira fuori. E questo mi fa sorridere".
Secondo lei quindi non è cambiato.
"In lui riconosco sempre lo stesso ragazzo di allora. Non è cambiato per niente, è ancora un giovane molto intelligente. Crescendo possono cambiare alcuni punti di vista a seconda del tempo e dello spazio, ma l’impostazione generale non si cambia".
Era già un leader anche allora?
"Si capiva già che era un leader e ha convinto prima di tutto me. Gli volevano mettere due voti meno del massimo alla maturità e io chiamai l’ispettore. E mi dettero ragione. All’orale fu il migliore di tutti. Era un ragazzo davvero valido e i fatti mi hanno dato conferma".
Com’è era il rapporto con i compagni?
"Tra gli alunni godeva di stima e considerazione, era ben voluto oltre che molto astuto e preparato".
Che voti aveva in storia e filosofia?
"Prendeva sempre 8 e 9 perché io il 10 non l’ho mai dato. La perfezione non esiste...".
Ha mai avuto modo di rivederlo?
"Ci sono state due occasioni; una volta ci siamo visti davanti a scuola. In quell’occasione gli dissi che sarei uscito dal mondo della politica partitica perché ero deluso e amareggiato e lui mi disse di crederci ancora. Così dissi: io esco e tu entri. Io mi sono autorottamato, vediamo quando toccherà a te autorottamarti... La vita, ci insegna Vico, è un percorso che bisogna seguire tutti. Poi lo incontrai quando era presidente della Provincia di Firenze. Venne al liceo Dante: quando lo vidi gli dissi che era ingrassato un pochettino... Adesso in effetti ha messo qualche chilo in più, ma la ginnastica gliela fanno fare... Ha tali rogne da risolvere...".
In questo momento così difficile per il paese Renzi riuscirà a portare a termine il suo impegno?
"Matteo ha la concezione dello Stato. Lui ha quello che manca alla gran parte dei suoi colleghi...".