Firenze, 20 aprile 2014 - GENTILE DIRETTORE, mi sono stufato del dover essere sottoposto a una sorta di ‘pizzo’ ogni volta che mi trovo — per necessità e non certo con spirito allegro — a dover andare all’ospedale di Careggi (ma mi risulta che la cosa avvenga anche altrove): possibile che nel silenzio generale si aggirino decine di immigrati che chiedono, anzi esigono, una tassa-parcheggio per ‘curare’ la tua macchina? Una minaccia: vale a dire che se non mi dai nulla te la potresti trovare rigata... Basta! Si intervenga.
G. T., via mail

Risponde il vice direttore Mauro Avellini

CI SONO PAESI CHE HANNO vedute molto più larghe di quelle dell’Italia nei confronti dei «camminanti» o dei «migranti economici» come incomprensibilmente dovremmo appellarli. Ma non lasciano che i parcheggi o, peggio, i sotterranei degli ospedali diventino un bivacco. Non si tratta di essere pro o contro, ma di analizzare una serie di problemi. Il primo è di carattere etico: non è moralmente accettabile che persone preoccupate per la propria salute o per quella di un congiunto debbano pensare anche all’auto in sosta o aggiungere una dose di paura o di ansia affrontando orde di questuanti. C’è poi una questione sicurezza o di semplice rispetto civico che in aree «sensibili», frequentate da molti anziani, dovrebbe essere aggredita con maggior convinzione. Eppure succede l’esatto contrario: tolto dalla Bossi-Fini il reato di immigrazione clandestina (diventerà come un divieto di sosta) anche i controlli di polizia si ridurranno. Costavano troppo (700milioni) l’identificazione, la gestione delle strutture, la custodia fino al processo, l’accompagnamento alle frontiere. Così la spending-review equa e solidale ha tagliato anche il buon senso.