Firenze, 20 aprile 2014 - Fra i fuochi d’artificio della manovra, c’è un petardo che pochi hanno visto ma che spiega la strategia renziana. Una specie di Scoppio del carro, come quello che stamani, a mezzogiorno di Pasqua, infiammerà la miccia del Brindellone in piazza del Duomo a Firenze, proprio davanti al premier. La Colombina - così i fiorentini chiamano il piccione bianco che vola dentro la cattedrale - ha portato cinque milioni di euro destinati ai terremotati (giugno 2013) di Garfagnana e Lunigiana: bella notizia, solo che di milioni ne servono poi altri sedici. Come dire che è una spruzzatina di ossigeno e sul resto si starà a vedere. I soldi li spenderanno per sistemare un po’ di case, di edifici pubblici e per recuperare qualche scampolo di fiducia da parte della gente. Poco. Eppure qualcosa si è mosso, questo è il punto. Così per gli altri provvedimenti, che somigliano al primo tempo di una partita ancora lunga, dove il pareggio non sarebbe un risultato da disprezzare. Renzi ha l’istinto del bomber ma qui ha giocato da mediano e ha cercato di tamponare le falle non potendo cambiare la nave. Probabilmente confidando che nell’intervallo comincino a farsi sentire i segnali della ripresina attesa verso l’estate.
 

QUELLA che già Letta si stava preparando a incassare prima che Renzi irrompesse a gamba tesa sulla sua serenità. I dubbi sbucano dall’alto numero di fronti aperti: troppi per poter pensare di sistemarli come si deve in tempi ragionevoli (a proposito: a che punto è il Jobs act?) e con coperture certe. Ma l’uomo (Renzi) è uno che osa e non è giudicabile con i polverosi parametri a cui siamo abituati. Un giocatore di poker? Forse. Strizza l’occhio alla benevolenza dei cittadini però non si può negare che gli metta in tasca degli spiccioli, che per quanto possano essere pochi, consentiranno nella sostanza di pagare qualche bolletta arretrata e, nel metodo, di invertire il flusso di denaro fino a oggi stabilmente orientato dal contribuente alle casse dello Stato. E’ quasi certo che quel denaro non finirà nel sistema circolatorio dell’economia: le famiglie a cui è destinato non fanno parte della tipologia che potrebbe concedersi anche una cena al ristorante o una domenica al mare. Non ce la faranno. Perchè l’acqua, il gas, la bolletta del telefono, se non anche la rata del mutuo o il pieno di gasolio, sono scadenze abbandonate sul mobile del soggiorno e vanno tolte di lì. Se dovesse esserci il colpo di vita, non sarà per quegli 80 euro. La prospettiva cambierà solo se le idee che il governo Renzi ha in canna colpiranno insieme il bersaglio giusto. Il secondo tempo della partita sarà dopo il voto, eppure il premier sa che la sua manovra deve tirarsi fuori dal vortice semplificatore della bagarre elettorale. Il grande seduttore non può farsi sedurre dai tempi, benchè la centrifuga di europee e amministrative di maggio sia già pronta a inghiottire la sua leadership. La credibilità ha bisogno di essere sostenuta da certezze non da incognite. Perciò aiuterebbe raccapezzarci meglio sui tagli, per ora un guazzabuglio di propositi riflessi sulla faccia dubbiosa del ministro Padoan. Meno male che è rimasta fuori la Sanità. Purché le Regioni, tenute all’obbligo di sforbiciata per recuperare 700 milioni, non si mettano in testa di risparmiare proprio lì, visto che hanno le competenze maggiori sui servizi per la nostra salute. Quello sarebbe il modo peggiore di tradurre le intenzioni del governo. La Toscana ha già dato, stia alla larga dagli ospedali.