Firenze, 16 aprile 2014 - CHE FUNZIONINO non c’è dubbio: nel 2012 le multe da autovelox — postazioni ‘automatiche’, 8 e postazioni ‘gestite’, 20 — e con la «Street control», la macchinetta in dotazione alle pattuglie contro le soste in doppia fila, ammontavano a 77.865, l’anno successivo a 101.000, 23mila e passa in più. Nessuna proiezione ad ora per il 2014. Ora: quantificare il funzionamento degli autovelox alla voce prevenzione incidenti, decessi, feriti, risarcimenti, danno sociale, è esercizio arduo. Vero è che quelle ‘voci’ sembrano in flessione, più in linea, più aderenti agli obbiettivi e ai parametri fissati naturalmente dall’Europa che conta.

Due decreti prefettizi (del 4 agosto 2010 e del 16 gennaio 2012) firmati dai colleghi che hanno preceduto l’attuale, massimo rappresentante dello Stato sul territorio, il prefetto Luigi Varratta, hanno «individuato e fissato» le ubicazioni dei dispositivi automatici di rilevazione della velocità dei veicoli, «tenuta di conto una serie di parametri: tasso di incidentalità, condizioni strutturali». E di un altro fattore che non deve suonare come una scusa. E cioè «la impossibilità, in questi punti, di fermare un mezzo senza pregiudicare circolazione e fluidità del traffico e incolumità stessa degli agenti impegnati a contestare al conducente fermato l’eccesso di velocità». Le ricordiamole in dettaglio con l’ausilio del grafico accanto che riporta anche le 20 postazioni gestite, posizionate cioè su strade lungo le quali «la polizia municipale opera accertamenti sul rispetto del limite di velocità» sfruttando «postazioni simili alle precedenti. Con la differenza rispetto alle prime 8 — spiegano i vigili — che queste 20 postazioni sono attive solo se sotto il controllo dinamico delle pattuglie».

TORNIAMO alle 8 postazioni automatiche: ad eccezione di quella sul viadotto dell’Indiano e sul viale XI agosto, le altre, quelle sui viali (Etruria, Gramsci, Lavagnini, Matteotti) sono state e sono oggetto di una contesa furiosa tra cittadini e associazioni di consumatori su un fronte, Comune e Prefettura su quello opposto. Sono regolari, questi autovelox? Sì, secondo Palazzo Vecchio e organo di governo; non secondo i primi perché — codice della strada alla mano — queste vie, viali, non sono riconducibili alla classificazione di ‘strade di scorrimento’ (categoria D), le uniche nei centri urbani dove si possono istallare apparecchi automatici pur senza la presenza degli agenti che accertino l’infrazione.
Oggetto principale del contenzioso, le caratteristiche previste per catalogare una strada strada di scorrimento: intersezioni a raso, parcheggi, spazi di uscita. In questi anni ci sono stati molti ricorsi ai giudici di pace, che nella stragrande maggioranza dei casi hanno dato ragione ai ricorrenti, ai cittadini multati cioè, e annullate le multe. La replica di Palazzo Vecchio evidenziando che un giudice del Tribunale di Firenze ha invece dato ragione, in appello, al Comune. Chi ha ragione? La risposta di fatto è nel numero di battaglie legali, per chi intende sostenerle (e specie se ha ricevuto più contravvenzioni) che sono destinate a continuare, con motivazioni opposte e non infrequenti richiami alle pronunce della Cassazione.

GIOVA ricordare che il limite in città è di 50 km; 70 nei tratti espressamente segnalati. Le sanzioni variano a seconda che si superi il limite di non oltre 10 km/h; oltre 10 e di non oltre 40; oltre 40 e di non oltre 60; di oltre 60. In tutti i casi c’è una soglia di tolleranza del 5%. E comunque con una detrazione non inferiore a 5 chilometri orari sulla velocità reale accertata... Multe salatissime a parte, ci sono da 6 a 10 punti in meno sulla patente. E lo scontro del 30% sull’importo della sanzione non è consentito nei casi più gravi. Tutte specifiche per dire: andiamo (più) piano.
 

giovanni spano