di Valeria Caldelli

Parigi, 14 aprile 2014 - Quando i colori tingono i sogni. E quando i sogni diventano realtà. E' anche  così che si potrebbe definire la mostra parigina dei dipinti di Isabella Staino, giovane artista di Firenze uscita dall'Accademia delle Belle Arti di piazza San Marco, per la prima volta nella 'Ville Lumière'. Si chiama 'Pensare per colori' ed è lì, nelle stradine del Marais dove si incontrano le opere degli artisti contemporanei più quotati e promettenti, che hanno trovato spazio le sue donne un po' timide e un po' sfrontate, un po' pensose  e un po' surreali, enigmatiche e senza tempo.

La Petite Galerie Librairie Italienne Tour de Babel le presenta infatti in un'esposizione allestita fino a maggio, dove vengono mostrati anche i bozzetti delle immagini con cui ha illustrato un racconto di Antonio Tabucchi  recentemente pubblicato. Un racconto che lo scrittore le aveva dedicato una decina di anni fa. "Isabella e l'ombra" è il titolo, Vittoria Iguazu l'editore, e la storia di quelle delicate e misteriose che la penna del Maestro toscano ha saputo regalarci. Le immagini seguono il racconto e ci portano lontano dalla realtà, nel mondo colorato e poco convenzionale di Isabella Staino

Isabella, quanto è difficile oggi essere artista?
"Molto, perché non c'è alcuna tutela. Io lo farei comunque dal momento che dipingere fa parte  dalla mia persona e non potrei essere diversa, ma certamente  è una prova dura. Sarebbe molto più facile riuscire a dire basta e fermarsi. Le gallerie non investono più, nessuno investe più, né più esiste la ricerca della qualità. Io continuo sulla mia strada mettendo sempre la pittura in primo piano e rifiutandomi di pagare per fare delle esposizioni. Ma confesso che ci vuole una grande forza interiore per continuare".

Eppure lei porta un nome importante nel mondo dell'arte essendo la nipote di un famoso cartoonist come Sergio Staino.  Questo le ha reso le cose più facili o più difficili?
"Nessun problema. Con mio zio ho sempre avuto un contatto artistico molto bello ed ho anche collaborato con lui. Poi nella mia famiglia siamo tutti artisti: mio padre e mia madre dipingono benissimo e così pure i miei fratelli. Insieme a uno di loro, Graziano, ho partecipato anche all'ultima edizione dell'iniziativa 'Hai paura del buio?' che si è svolta a Torino, Roma e Milano. Lui ha fatto i video e io i dipinti".

La prima volta a Parigi. Lo considera un successo?
"Veramente per me il successo è la soddisfazione che provo alla fine di un quadro. Però certamente fare mostre all'estero è un traguardo. E più lontana sarà la destinazione, più io sarò contenta".

Non è facile esporre le proprie opere a Parigi. Come è successo?
"E' successo che il proprietario della galleria ha visto le mie illustrazioni del racconto di  Tabucchi '. Gli sono piaciute ed eccomi qua".

E Tabucchi come lo aveva conosciuto?
"L'avevo incontrato nel 2002, alla presentazione del libro di Adriano Sofri 'Racconto di Natale', che io avevo illustrato. Allora ero proprio giovanissima: a lui piacque la mia pittura e io gli chiesi se poteva scrivere qualche parola per presentare una mia mostra che sarebbe cominciata di lì a poco. Dopo un  po' di tempo mi telefonò da Parigi e mi disse che invece di 'qualche parola' aveva preferito scrivermi un racconto.  E siccome lo aveva scritto con quella sua grafia illeggibile era impossibile delegare ad altri la trascrizione a macchina o su un computer. Così me lo dettò lui stesso al telefono".

Sono trascosi più di dieci anni da allora. Perché ha deciso d pubblicarlo solo adesso?
"Questo racconto mi ha accompagnato sempre e l'ho tenuto con me come un piccolo gioiello. Poi ho pensato che fosse bello farlo leggere anche agli altri".

Ma lei si riconosce nell'Isabella che descrive Tabucchi?
"Lui della mia storia non sapeva niente, ma certo alcune cose è riuscito a capirle da solo guardando i miei quadri. Un incantesimo che ci dimostra come non esista confine tra realtà e immaginazione".

Dipingere per lei è terapeutico?
"Dipende. Se il quando viene bene, sì. Altrimenti è l'inverso. Comunque io dipingo sempre, anche quando non dipingo...

Cos'è la pittura per lei?
"La pittura è colore, ma anche solitudine. Una zattera per una come me, molto 'domestica' e poco incline alla mondanità"